Con il rigetto dei ricorsi
presentati dall'avvocato difensore, ieri la Corte di Cassazione
ha confermato la condanna a trent'anni di reclusione per
omicidio volontario di Vincenzo Lo Presto, 43 anni, marito di
Fortuna Bellisario, uccisa a Napoli, il 7 marzo 2019, secondo
l'accusa, a causa delle conseguenze innescate dai colpi inferti
con una stampella dal consorte, dopo l'ennesima lite.
"Trattandosi di rigetto e non di inammissibilità - fa sapere
l'avvocato Simpatico, legale di Lo Presto - l'Inter giudiziario
non si è concluso: dopo avere letto le motivazioni presenteremo
un ricorso straordinario, per far valere le nostre tesi,
peraltro accolte anche dal procuratore generale presso la prima
sezione penale della Corte di Cassazione".
La condanna, infatti, è giunta malgrado il sostituto procuratore
presso la Corte di Cassazione abbia ritenuto fondate le
conclusioni del giudice di primo grado che condannò Lo Presto a
dieci anni per omicidio preterintenzionale ritenendo quindi la
morte di Fortuna sì causata da un ematoma subdurale, ma
determinato da una caduta accidentale verificatasi dopo un
pasto, oltre 4 ore dopo le percosse subìte dal marito. Una tesi
sostenuta dall'avvocato Simpatico ritenuta sussistente dal
giudice di primo grado, il gup di Napoli Fabio Provvisier, e
anche dal sostituto procuratore generale della Cassazione.
La condanna in primo grado di Lo Presto, affetto da problemi di
salute e attualmente in carcere, suscitò vibranti proteste a
Napoli, con manifestazioni e sit-in anche davanti al Palazzo di
Giustizia partenopeo.
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