Un grido unanime, concorde, accorato: è ora di "porre fine alla guerra in Ucraina e avviare seri negoziati di pace". Lo dice Papa Francesco nel suo discorso al Forum per il Dialogo in corso in Bahrein. Ma a ripeterlo sono anche i musulmani, a partire dalla massima autorità sunnita, il Grande Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayyeb, che chiede di "alzare lo stendardo della pace invece che quello della vittoria, e di sedere al tavolo del dialogo e dei negoziati".
In mezzo al deserto bahrenita, dove il Papa rinnova la sua amicizia con tutti i leader religiosi e dove porta il suo abbraccio alla piccola comunità cattolica, arriva l'eco dei
missili che piombano sulla terra ucraina. Nel frattempo è stallo per la proposta del presidente francese Emmanuel Macron che vorrebbe il Papa tra i mediatori per la pace. "Purtroppo non ci sono passi in avanti ma resta la disponibilità della Santa Sede, sempre, ad aiutare in qualsiasi forma possibile", dice a margine del viaggio in Bahrein il
cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.
Ma la Santa Sede non demorde e continua a sperare: parla di "segnali" da parte di Mosca che ha riaperto almeno la questione del grano. Parolin riferisce anche dell'incontro privato, avuto con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, un mese fa in occasione dell'assemblea Onu: "Ha ribadito la versione russa, io gli ho riferito della preoccupazione del Santo Padre, il Papa è molto preoccupato".
Il Segretario di Stato prende invece le distanze dalla manifestazione per la pace che si terrà domani a Roma: "Tutte le iniziative per la pace sono buone, l'importante è che le facciamo insieme e l'importante è che non si strumentalizzino per altri scopi". "Il fatto che si faccia senza bandiere di partito è una garanzia che non sia strumentalizzata", dichiara il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, che ha portato la voce della Comunità all'evento per il dialogo in corso ad Awali.
Il Papa in Bahrein ha lanciato un forte appello ai leader delle altre fedi: "Chi è religioso", ha sottolineato, "con forza dice 'no' alla bestemmia della guerra e all'uso della violenza". Non è allora sufficiente prendere le distanze dall'intolleranza e dall'estremismo, "bisogna agire in senso contrario", dalla condanna del terrorismo all'opposizione "alla corsa al riarmo, agli affari della guerra, al mercato della morte". Francesco ha poi sottolineato che a volere la guerra sono "pochi potenti" mentre il popolo ovunque vive medesime difficoltà. E' "uno scenario drammaticamente infantile: nel giardino dell'umanità, anziché curare l'insieme, si gioca con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte, ricoprendo la casa comune di cenere e odio". Un messaggio indiretto a Vladimir Putin ma anche a Volodymyr Zelenski. Il Papa gli ha chiesto di "essere aperto a serie proposte di pace perché altrimenti non se ne uscirà più. E questo invito rimane", fa sapere Parolin.
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