Due anni di reclusione e 900 euro di multa. Per il tribunale, Simone Caminada è colpevole di circonvenzione di incapace ai danni del filosofo ed ex europarlamentare Gianni Vattimo. La sentenza, pronunciata oggi a Torino, conforta la tesi della pubblica accusa: Caminada, 38 anni, ha approfittato della fragilità dell'ottantasettenne professore, di cui è stato dapprima assistente tuttofare e poi compagno di vita, per mettere le mani sul suo patrimonio. Ma a non essere d'accordo è lo stesso Vattimo. Il quale, nel corso del processo, ha negato di essersi sentito raggirato. "Parlerò a Gianni - ha detto Caminada - non appena tornerò a casa. Penso proprio che si limiterà a un'alzata di spalle. Non è una notizia che sconvolge la nostra quotidianità". La vicenda ha diviso in due il vasto e variegato circolo di frequentatori del filosofo. "Un nido di serpi pronte a scagliarsi le une contro le altre" nella colorita espressione adoperata dal difensore di Caminada, l'avvocato Corrada Giammarinaro, per tentare di convincere il tribunale che dietro l'accusa di circonvenzione si nasconde un groviglio di bugie, gelosie, ripicche. Anche gli specialisti che nel corso del tempo hanno visitato Vattimo hanno dato pareri discordanti e talvolta opposti sulle sue condizioni psicologiche. Il professore ha seguito quasi tutte le udienza.
A Palazzo di giustizia, dove arrivava in carrozzella, lo accompagnavano Caminada e un altro aiutante. In aula è stato interrogato a lungo e, vincendo la fatica, si è descritto con un filo di voce come una persona che ha "sempre cercato di aiutare e fare stare bene le persone che gli stavano intorno". "Non stiamo parlando - ha detto il difensore dell'imputato - di un povero vecchio abbandonato sul ciglio della strada e nemmeno del protagonista del romanzo di Bassani 'Gli occhiali d'oro'. Vattimo conosce bene il gioco della seduzione e la gestione del triangolo amoroso. E' un uomo che coltiva un'idea di libertà diversa da quella della procura e di alcuni personaggi che compaiono in questa storia".
Ma i pm Dionigi Tibone e Giulia Rizzo, che hanno sostenuto le loro accuse avvalendosi anche di una serie di intercettazioni telefoniche, non hanno avuto dubbi: Vattimo versa in uno stato di "totale dipendenza psicologica da Caminada, misto alla paura della solitudine e alla consapevolezza di non poter più provvedere a se stesso". Lo scorso dicembre i magistrati intervennero per sospendere l'unione civile (che doveva essere celebrata a Vimercate) tra il professore e l'assistente. Che, però, secondo quanto è filtrato un mese fa, intendono riprovarci. Per il momento la giustizia tratta Vattimo (che non si è costituito parte civile) come persona offesa di un reato. E' stato infatti disposto il dissequestro di tre conti correnti e di una cassetta di sicurezza per la riconsegna al professore. Beni che probabilmente resteranno "in famiglia". Caminada ha ottenuto le attenuanti generiche. Il giudice, però, contrariamente alla prassi in uso dopo la riforma Cartabia, al termine della lettura del dispositivo non lo ha informato della possibilità di ricorrere a pene alternative perché, ha spiegato, "non vi sono i presupposti". Le ragioni di tanta severità saranno esposte nelle motivazioni della sentenza. Il trentottenne non si è scomposto e a chi gli chiedeva se si fosse pentito di qualcosa ha risposto con ironia: "Sì, per quella volta che a Roma, dove eravamo per festeggiare l'ottantesimo compleanno di Gianni, da un monastero ci hanno detto 'quando volete siete nostri ospiti' e non abbiamo accettato l'invito".