(ANSA) - TORINO, 08 MAR - C'è un legame diretto tra Alzheimer
e una scarsa qualità del sonno: a dimostrarlo e a spiegare per
la prima volta il meccanismo è una ricerca del Centro di
medicina del sonno dell'ospedale Molinette della Città della
salute di Torino e dell'Università del capoluogo piemontese.
Hanno esaminato l'effetto di un sonno disturbato in topi
geneticamente predisposti al deposito di beta-amiloide, una
proteina, che compromette irreversibilmente le funzioni
cognitive dell'animale anche se giovane. Il lavoro è stato
pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Acta
Neuropathologica Communications.
La sola frammentazione del sonno ottenuta inducendo brevi
risvegli senza modificare il tempo totale del sonno, per un
periodo di un mese (approssimativamente corrispondente a tre
anni di vita dell'uomo), compromette il funzionamento del
sistema glinfatico, facendo aumentare il deposito della proteina
in questione. A collaborare al lavoro sono stati il Centro,
diretto dal Alessandro Cicolin, e il Neuroscience Institute of
Cavalieri Ottolenghi (Nico) con Michela Guglielmotto, entrambi
afferenti al dipartimento di Neuroscienze Rita Levi Montalcini
dell'Università di Torino.
È noto che il riposo notturno nei pazienti affetti dalla
malattia di Alzheimer sia spesso disturbato fino ad arrivare a
una vera e propria inversione del ritmo sonno-veglia, ma è stato
anche osservato che i disturbi del sonno stessi (come
deprivazione di sonno, insonnia e apnee) possono influenzare
negativamente il decorso della malattia. Nei pazienti con sonno
disturbato, sia in termini di quantità che di qualità, si
riscontra un aumento del deposito cerebrale della proteina
(beta-amiloide) implicata nella genesi della malattia di
Alzheimer. Lo studio ha dimostrato che tale aumento dipende da
una sua ridotta eliminazione da parte del sistema glinfatico, il
'sistema di pulizia' del cervello, particolarmente attivo
proprio durante il sonno profondo. (ANSA).