Sembrano davvero "tanti gli errori
investigativi" per apparire "frutto solo di scarsa diligenza o
mancata conoscenza", all'epoca, di una "adeguata cultura
investigativa". Lo sostiene la giudice per le indagini
preliminari, Giulia Arcieri, nel decreto con cui si è opposta
alla richiesta di archiviazione sul delitto di Simonetta
Cesaroni.
Quindi ne elenca alcuni: il non aver acquisito
"nell'immediatezza i tabulati telefonici inerenti le utenze
fisse" dell'ufficio di via Poma, l'aver spostato alcuni oggetti
al momento del sopralluogo come la sedia accanto al corpo di
Simonetta e il tagliacarte, "da sempre attenzionato come
possibile arma del delitto", ma anche una cartellina beige
"sparita dalla scena del crimine". E ancora non venne repertato
il sangue, immortalato nelle fotografie, presente "in piccoli
segni circolari" sul pavimento.
Per la giudice, non va poi sottovalutato il "collegamento a
personaggi di potere" e "contesti di potere come i servizi" di
molti protagonisti della vicenda legati all'Aiag.
Nel provvedimento anche la una lista di 29 persone che la
Procura dovrà sentire, tra vecchi protagonisti e altri mai
ascoltati prima.
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