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A Pozzallo i sopravvissuti del naufragio davanti alla Libia

Il nodo regole. Direttiva 2019: 'Salvare vite anche fuori da area Sar se richiesto'

Un altro naufragio, ancora vittime ed altre polemiche. Potevano essere salvati, tornano ad accusare le ong. I 17 superstiti dell'ultima tragedia - il barcone ribaltatosi al largo della Libia con 30 dispersi - sono tutti originari del Bangladesh e arrivati nel pomeriggio a Pozzallo, il porto in provincia di Ragusa. Il mercantile Froland che li ha soccorsi è arrivato in rada, poi gli stranieri sono stati prelevati da motovedette della Guardia costiera che li hanno portati a terra. A bordo anche i due migranti per i quali, in un primo momento, era stata disposta l'evacuazione medica a Malta. Ad avvistare per primo l'imbarcazione alla deriva la mattina di sabato è Sea Bird, l'aereo della ong Sea Watch, che si era mosso in seguito ad un sos lanciato da uno dei passeggeri al servizio telefonico Alarm Phone. Sea Watch ha pubblicato i colloqui avvenuti con il mercantile intervenuto, il Basilis L., il Centro di coordinamento marittimo libico e quello italiano, l'Mrcc della Guardia costiera di Roma. Il mercantile fa sapere che l'autorità italiana lo ha invitato a seguire le indicazioni del Centro libico. Contattato, quest'ultimo spiega di non poter mandare alcun mezzo in soccorso. Sea Watch chiama dunque il Centro italiano e chiede: "chi è responsabile ora per questo caso visto che il centro libico non è in grado di rispondere?". Ma Roma non risponde e riattacca il telefono. Il rischio di un naufragio, attacca la ong tedesca, "era noto alle autorità da oltre 24 ore. Li hanno consapevolmente lasciati affogare".

Migranti, a Pozzallo i sopravvissuti del naufragio davanti alla Libia

Monta quindi un altro caso - dopo quello di Cutro - per il mancato intervento italiano, seppure questa volta in acque non di propria competenza. Nella 'Direttiva per il coordinamento unificato dell'attività di sorveglianza delle frontiere marittime e per il contrasto all'immigrazione illegale' inviata il 19 marzo 2019 al capo della Polizia, ai comandanti di Carabinieri, Guardia di finanza e Guardia costiera ed al capo di Stato Maggiore della Marina Militare, l'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini, spiegava che "il nostro Paese ha certamente l'obbligo di garantire la salvaguardia della vita umana in mare e di coordinare le operazioni di soccorso, anche fuori dalla propria regione di competenza, allorquando richiesto in tal senso, ma soltanto fino a quando il Rescue coordination center (Rcc) competente per area non abbia formalmente assunto il coordinamento dell'evento e, quindi, la responsabilità delle operazioni di soccorso". Più in generale il documento si propone di mettere ordine agli interventi in mare segnalando che "da un lato sussiste l'esigenza di applicare le norme internazionali relative alla salvaguardia della vita in mare, dall'altro, di evitare la possibile strumentalizzazione degli obblighi internazionali" previsti dalle stesse norme. Ci sono infatti, rilevava Salvini, "molteplici elementi sintomatici di una strumentalizzazione da parte dei trafficanti della doverosa attività di salvataggio al fine di perseguire lo scopo ultimo dell'ingresso irregolare nel territorio nazionale. Questi elementi, quindi, non possono non esser valutati dall'Autorità nazionale di pubblica sicurezza e presuppongono, ferma restando l'esigenza di garantire il tempestivo salvataggio, la necessità e l'opportunità di accertare e verificare in modo immediato se, nella situazione concreta, vi sia stata una violazione dolosa e preordinata delle norme internazionali in materia di soccorso, allo scopo di eludere le norme che regolano l'immigrazione regolare, ponendo in pericolo l'ordine e la sicurezza interna dello Stato costiero". Si schiera a difesa della Guardia costiera il deputato leghista e vice ministro dei Trasporti Edoardo Rixi. "Gli attacchi alla Guardia Costiera - afferma - sono sempre più insensati. L'intervento di soccorso al barcone alla deriva in acque libiche è avvenuto al di fuori dell'area di responsabilità Sar italiana. Speculare su una tragedia instillando il dubbio che qualcuno possa aver ritardato consapevolmente i soccorsi vuol dire attaccarsi al peggior cinismo sperando di raccattare un minimo consenso".
   

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