Don Giuseppe Diana, al quale Mattarella ha reso omaggio recandosi sulla tomba, fu un sacerdote, scout, attivista antimafia ucciso dalla camorra a Casal di Principe nel giorno del suo onomastico, il 19 marzo del 1994.
Un killer, Giuseppe Quadrano, lo uccise brutalmente in chiesa, alle 7:30, mentre era nella sacrestia della parrocchia di San Nicola di Bari e si preparava a celebrare la messa. Fu ucciso perché aveva incitato i cittadini a ribellarsi allo strapotere dei clan. Don Diana venne colpito in testa da alcuni colpi di pistola. Morì sul colpo. Nella parrocchia di San Nicola si celebra da 29 anni alle 7:30 la messa "mai celebrata" da don Peppe.
L'omicidio di camorra fece scalpore in Italia e in Europa. Papa Giovanni Paolo II ne parlò durante un Angelus nel 1994.
Don Peppe Diana visse negli anni del dominio camorristico dei Casalesi sul territorio, dominio legato in particolare a Francesco Schiavone detto Sandokan. Lo scritto più famoso di don Giuseppe Diana è la lettera Per amore del mio popolo, una sorta di manifesto dell'impegno contro il sistema criminale. La figura del sacerdote è ampiamente raccontata anche da Roberto Saviano in Gomorra e in molti altri interventi.
Mattarella a Casal di Principe ha ricordato don Diana con queste parole. "Don Peppino era un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio della sua terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della propria vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione. Don Diana aveva capito, nella sua esperienza quotidiana, che la criminalità organizzata è una presenza che uccide persone, distrugge speranze, alimenta la paura, semina odio e ruba il futuro dei giovani. Usava parole "cariche di amore" come ha ricordato Maria. Parole chiare, decise, coraggiose. Dopo l'uccisione di un innocente scrisse: "Non in una Repubblica democratica ci pare di vivere ma in un regime dove comandano le armi. Leviamo alto il nostro No alla dittatura armata". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando da Casal di Principe.
Lo ha ricordato anche il presidente nazionale di Libera Don Luigi Ciotti, che ha spiegato "che don Peppe aveva il coraggio della parola e alzava la voce contro cio' che non riteneva giusto. Era inoltre capace di testimoniare anche l'altra 'Parola', quella di Dio, ed erano parole difficili perche' chiamavano il male per nome".