Lavorava come barman all'Armani Bamboo Bar, uno dei locali più alla moda di Milano, portando avanti due relazioni parallele, all'insaputa delle due fidanzate. Alessandro Impagnatiello è l'uomo arrestato dai carabinieri e condotto a San Vittore dopo aver confessato di aver ucciso a coltellate la compagna 29enne Giulia Tramontano, incinta di sette mesi e scomparsa dallo scorso sabato.
Dopo l'omicidio, aveva provato due volte - senza riuscirci - a bruciare il corpo della vittima, prima nella vasca da bagno e poi successivamente in un'altra zona all'esterno della casa di Senago, nel milanese, dove convivevano. Le bugie erano servite non solo a portare avanti la doppia relazione, ma anche a screditare Giulia con l'altra fidanzata, una collega dell'Armani Bamboo Bar di origini inglesi e poco più che ventenne, che aveva frequentato per circa un anno. Impagnatiello, infatti, aveva parlato di "problemi mentali" della vittima, specie quando aveva dovuto difendersi dall'ennesima menzogna raccontata alla collega.
Quest'ultima, durante un viaggio, aveva visto delle foto di lui con una ragazza incinta. Il killer aveva negato che fosse il padre - "quel figlio che aspetta non è mio" - fornendo anche un test falso del Dna. Ma la collega lo aveva smascherato e si era messa in contatto con Giulia, invitando anche Impagnatiello a raggiungerle per un incontro chiarificatore. "È come se stesse piano piano uscendo da un'allucinazione, da una situazione di cui ha iniziato probabilmente a rendersi conto solo ieri sera" ha detto il suo avvocato, Sebastiano Sartori.
Dopo aver ucciso la compagna aveva provato a incontrare l'altra fidanzata, dicendole che Giulia se ne era "andata" e che lui era un "uomo libero". Impagnatiello, che aveva già un figlio di sei anni avuto in una relazione precedente, cinque minuti prima che la compagna rientrasse a casa il giorno dell'omicidio aveva anche cercato su internet "come disfarsi di un cadavere in una vasca da bagno" e "come ripulire macchie di bruciato".
Dopo la confessione, espressa senza emozioni, il killer ha sostenuto con gli inquirenti la tesi che Giulia quella sera aveva iniziato "a procurarsi dei tagli sulle braccia" e inferto qualche taglio al collo e "per non farla soffrire" lui le aveva dato il colpo di grazia, con altre tre o quattro coltellate.
Versione ritenuta poco credibile proprio perché le prove, come le ricerche sul web per disfarsi del corpo, lasciano intendere che l'omicidio fosse premeditato.
Una volta uccisa, Impagnatiello aveva anche inviato dei messaggi all'amica della compagna dal telefono della Tramontano e lo stesso aveva fatto con l'altra fidanzata, che intanto aveva solidarizzato con la vittima invitandola a casa sua in caso di problemi. Ma Giulia tornò a Senago. Dopo l'incontro con la collega, come ha spiegato lei stessa, "stava scrivendo messaggi in maniera diversa da quanto aveva fatto in precedenza".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA