Stava pulendo una delle sue numerose armi, quando la Beretta - carica e con il colpo in canna - gli è caduta, facendo partire un colpo che ha raggiunto all'addome il nipotino di 18 mesi.
Il bimbo è ora ricoverato in gravi condizioni, il nonno è stato denunciato per lesioni colpose aggravate e gli è stato sequestrato l'arsenale - undici pistole e sei fucili - che deteneva regolarmente in casa. L'uomo infatti lavora da anni come istruttore di tiro in un poligono della zona vesuviana, ed aveva sempre custodito nel suo appartamento le armi rispettando le prescrizioni di legge.
La città di Pomigliano d'Arco si è svegliata stamane con questa tragedia sfiorata, il cui esito purtroppo è ancora da scrivere: le condizioni del bimbo sono infatti stabili ma critiche, dopo il delicato intervento chirurgico cui è stato sottoposto in nottata nell'ospedale pediatrico Santobono di Napoli.
L'equipe guidata dal dottor Giovanni Gaglione, direttore della chirurgia pediatrica, è riuscita a rimuovere il proiettile calibro 6,35 che era penetrato nell'addome sfiorando il polmone. Il piccolo è al momento ricoverato in rianimazione, affidato alle cure del direttore dell'Unità operativa, il dottor Geremia Zito Marinosci, e del personale della terapia intensiva. La prognosi resta riservata, ma i medici non disperano di salvarlo. Decisive saranno le prossime ore, soprattutto in relazione a una piccola ma insidiosa lesione al fegato provocata dall'ogiva.
L'incidente è avvenuto ieri sera, nell'appartamento dell'istruttore di tiro, in un rione popolare di Pomigliano d'Arco dove l'uomo e la sua famiglia sono conosciuti e stimati. Nella stessa casa vivono i genitori del piccolo e lo stesso bambino, che potrebbe essere entrato nella stanza delle armi approfittando di un momento di distrazione degli adulti. Sul posto sono intervenuti gli uomini della squadra mobile della questura di Napoli, al comando del dirigente Alfredo Fabbrocini. In una lunga notte d'ansia, per le condizioni del bimbo ferito, il nonno e i genitori del piccolo hanno fornito le loro testimonianze, tutte concordanti. Gli investigatori non hanno dubitato dell'accidentalità dell'episodio, che apparirebbe anche confermata dai rilievi tecnici.
Alla fine delle prime indagini il magistrato di turno della procura di Nola ha disposto il sequestro delle armi detenute nell'abitazione e la denuncia dell'istruttore di tiro per lesioni colpose aggravate.
La città di Pomigliano d'Arco, una delle più popolose della provincia di Napoli, finisce così per la seconda volta in poche settimane sotto i riflettori dopo la brutale uccisione di Akwasi Adofo Friederick, il 43enne di origini ghanesi ammazzato a botte lo scorso 19 giugno da due 16enni, poi arrestati. Questa vicenda è completamente diversa ma ha comunque scosso profondamente la comunità. Chi conosce l'istruttore di tiro lo descrive come persona attenta, e c'è stupore all'idea che possa essersi distratto mentre puliva la pistola. Domani, nelle messe domenicali, i fedeli di Pomigliano pregheranno per la guarigione del bimbo ferito.
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