/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Messina Denaro, l'autunno del boss in carcere

Messina Denaro, l'autunno del boss in carcere

I colloqui con la figlia e quelli coi magistrati. "Non mi pento"

PALERMO, 26 settembre 2023, 09:41

Redazione ANSA

ANSACheck

Matteo Messina Denaro - RIPRODUZIONE RISERVATA

Matteo Messina Denaro - RIPRODUZIONE RISERVATA
Matteo Messina Denaro - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nel supercarcere dell'Aquila è entrato poche ore dopo l'arresto. La Procura di Palermo ha subito chiesto e ottenuto per lui il 41 bis. Era il 16 gennaio, il giorno in cui è terminata la trentennale latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Dal blitz dei carabinieri del Ros, scattato poco prima che il capomafia, malato di cancro, si sottoponesse sotto falsa identità alla chemioterapia in una clinica di Palermo, sono trascorsi quasi nove mesi. Oggi con la sua morte, ormai da settimane in condizioni gravissime e da venerdì in coma irreversibile, è calato il sipario sulla storia dell'ultimo stragista di Cosa Nostra.

Nella sua vita da detenuto, come altri padrini prima di lui, Messina Denaro ha avuto una condotta impeccabile. Letture, poca tv, le terapie, somministrate in una infermeria ricavata accanto alla cella, quale allenamento nei primi tempi, le lettere e le visite della figlia naturale, Lorenza, riconosciuta solo pochi giorni prima della morte.

Quando è apparso evidente che a Messina Denaro restava poco da vivere sono stati autorizzati incontri con i suoi più stretti familiari. Il peggiorare dello stato di salute e due interventi chirurgici hanno poi imposto la sospensione della chemio e la scelta della terapia del dolore. In cella l'ex latitante non è più tornato. Negli ultimi giorni col suo consenso il boss è stato sedato e, rispettando le volontà espresse nel suo testamento biologico, gli sono state staccate le macchine che lo tenevano in vita alla presenza del suo difensore, nominato tutore legale.

I magistrati, in questi mesi di detenzione, l'ex latitante li ha incontrati tre volte accettando di rispondere alle domande del procuratore Maurizio de Lucia, dell'aggiunto Paolo Guido, dei pm Gianluca de Leo e Piero Padova e a quelle del gip Alfredo Montalto. "Io non mi pento", ha messo in chiaro da subito ammettendo solo quel che non poteva negare, come il possesso della pistola trovata nel covo, e negando tutto il resto: l'appartenenza a Cosa Nostra, gli omicidi, specie quello del piccolo Di Matteo, il figlio del pentito rapito, strangolato e ucciso, le stragi, i traffici di droga. "Stavo bene di famiglia", ha spiegato ribadendo che comunque dei suoi beni, tutti ancora da trovare, non avrebbe parlato. "Se non mi fossi ammalato non mi avreste preso", ha detto sfottente ai pm spiegando che è stato il cancro a fargli abbassare le difese e a portarli sulle sue tracce.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza