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Sui femminicidi Italia divisa sul reato a sé stante

Sui femminicidi Italia divisa sul reato a sé stante

Il 56% degli uomini non si riconosce in una responsabilità collettiva

ROMA, 25 settembre 2023, 11:50

Redazione ANSA

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Sagome con un foglio con la storia di una vittima di violenza. Un 'installazione a Roma (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sagome con un foglio con la storia di una vittima di violenza. Un 'installazione a Roma (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sagome con un foglio con la storia di una vittima di violenza. Un 'installazione a Roma (archivio) - RIPRODUZIONE RISERVATA

   L'Italia è divisa sul femminicidio come reato a sé stante: il 46% è d'accordo con la distinzione legale rispetto all'omicidio, mentre il 48% non lo è. È quanto emerso dal sondaggio realizzato dall'istituto di ricerca Quorum / YouTrend per Sky TG24, diffuso dal canale all news. Secondo il sondaggio, inoltre, le donne tendono più a concordare con la distinzione (50-43%), mentre gli uomini tendono più verso il disaccordo (40-54%).

   Emergono anche differenze regionali rilevanti: i residenti del Nord sono prevalentemente in disaccordo (39-54%), mentre quelli del Centro tendono a essere più d'accordo (52-41%).

   La società italiana appare divisa anche sull'idea che ogni uomo dovrebbe sentirsi in parte responsabile quando viene commesso un femminicidio: il 44% è d'accordo, mentre il 50% è in disaccordo. Gli uomini (56%) sono più propensi a dissociarsi da questa responsabilità collettiva.

    Per quasi due italiani su tre i femminicidi sono in aumento, per uno su due responsabili i fattori culturali. Una maggioranza degli italiani (63%) infatti ritiene che i femminicidi siano aumentati negli ultimi 30 anni, in contrasto con i dati ufficiali che indicano una sostanziale stabilità del fenomeno, sintomo dell'aumento di consapevolezza in materia. Le donne sono particolarmente convinte dell'aumento dei femminicidi, con un significativo 73%, a differenza degli uomini, che si fermano al 52%.

    Sulle cause del fenomeno, quasi la metà degli intervistati (48%) ritiene che la stabilità nei numeri del femminicidio sia principalmente dovuta a ragioni culturali. Le donne sono più inclini a considerare i fattori culturali come la causa principale (53%) rispetto agli uomini (42%). Tra i pensionati, la percentuale di chi attribuisce la stabilità del fenomeno a fattori culturali sale al 60%. Gli elettori del Pd sono particolarmente convinti del ruolo della cultura (66%), a differenza di quelli di Fratelli d'Italia, più propensi rispetto alla media a considerare fattori fisiologici (28%).

    Fra le azioni più efficaci per contrastare il femminicidio, le due opzioni più indicate (26% ciascuna) sono state l'introduzione dell'educazione di genere nelle scuole e facilitare la denuncia della violenza di genere da parte delle donne. La fascia d'età 18-34 è più incline all'educazione di genere (29%) e meno favorevole all'inasprimento delle pene (12%). Gli elettori del Pd sono particolarmente favorevoli all'educazione di genere (38%), mentre quelli di Fratelli d'Italia e degli altri partiti di centro-destra vedono come soluzione più efficace l'inasprimento delle pene, rispettivamente al 25% e al 31%. 

 

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