"La giustizia riparativa funziona" e
"non è previsto uno sconto di pena, ma si tratta di uno
strumento volontario che si affianca al procedimento
giudiziario". A dirlo è l'Autorità garante per l'infanzia e
l'adolescenza Carla Garlatti e a dimostrarlo sono le
testimonianze raccolte nell'indagine nazionale che l'Autorità ha
condotto in collaborazione con il ministero della Giustizia e
l'Istituto degli Innocenti, presentata oggi a Roma. La giustizia
riparativa è un percorso volontario, basato sul dialogo e
guidato da mediatori esperti, che permette di rielaborare quanto
accaduto.
"La giustizia riparativa produce effetti positivi, sia
rispetto alla considerazione che si ha di sé sia in termini di
relazione con l'altro e con la giustizia, nella vittima, in chi
viola la legge, nelle famiglie coinvolte e nella comunità -
spiega l'Autorità garante - .Da un lato, attraverso l'incontro
con l'altro, il ragazzo che sbaglia prende consapevolezza
dell'errore commesso e questo contribuisce a evitare che lo
ripeta in futuro. Dall'altro, la vittima che sceglie di
partecipare trova finalmente un suo spazio, si sente ascoltata e
compresa e questo può aiutare il suo percorso di recupero. In
termini più generali, poi, si favorisce la ricostruzione della
coesione sociale e si contribuisce ad aumentare il senso di
sicurezza nella comunità".
Garlatti ha ribadito che la giustizia riparativa "deve essere
la risposta prioritaria da dare ai ragazzi quando sbagliano,
anche in maniera grave" precisando che "non bisogna
rappresentare la giustizia riparativa in maniera semplicistica
attraverso una contrapposizione tra buonisti e forcaioli, come
talora è accaduto. Inoltre, non ha senso pensare di
circoscriverla solo ad alcuni reati e impedirla per altri: con
le opportune cautele è anzi molto utile anche nelle situazioni
più complesse".
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