Il 17 dicembre 1973, 50 anni fa, l'attentato all'aeroporto di Fiumicino, compiuto da un commando di cinque palestinesi. L'attacco provocò la morte di 32 persone, tra cui sei italiani, la famiglia De Angelis, con Giuliano, Emma e la figlia Monica, Raffaele Narciso, Domenico Ippoliti e il finanziere Antonio Zara, ucciso mentre cercava di opporre resistenza ai terroristi e per questo insignito della medaglia d'oro al valor militare.
Il giorno in cui avvenne la strage, il 17 dicembre 1973, era un lunedì. Erano circa le 13 quando un commando di cinque palestinesi, arrivato a Fiumicino con un volo dalla Spagna, irruppe nello scalo con armi ed esplosivi fra i passeggeri in attesa di imbarcarsi. Vennero sparate raffiche di mitra tra la folla, presi in ostaggio sei agenti e lanciate una bomba al fosforo e due granate dirompenti all'interno di un Boeing 707 della Pan Am diretto a Teheran, via Beirut, fermo in una piazzola di parcheggio con 56 passeggeri a bordo. Morirono in 29 in quella trappola, ustionati o soffocati.
Subito dopo i terroristi si impossessarono di un jumbo della Lufthansa pronto al decollo. Complessivamente restarono a terra 32 persone, tra cui 6 italiani, 5 civili e il giovane finanziere appena ventenne Antonio Zara, che tentò di opporsi alla fuga dei terroristi ma uno di loro lo uccise con una raffica di mitra che lo raggiunse alla schiena. L'azione criminale, che provocò peraltro il ferimento di altre 17 persone, terminò nella tarda serata del giorno dopo all'aeroporto di Kuwait City, dove furono liberati gli ostaggi ed arrestati i terroristi.
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