Hamas gela le speranze di tregua a Gaza mentre l'esercito israeliano continua a martellare la Striscia e ad estendere il controllo su altre aree dell'enclave palestinese. "Nessun dialogo sugli ostaggi è possibile", compresa la proposta di una settimana di pausa in cambio di 40 di loro, a meno che lo Stato ebraico non metta "fine alla sua aggressione", ha avvertito il portavoce delle Brigate al Qassam, ala militare di Hamas, Abu Obeida, chiarendo che se Israele "vuole che i suoi prigionieri vivano, non ha altra via che fermare l'aggressione e la guerra".
Un ultimatum seccamente respinto da Benyamin Netanyahu: "Non ci fermeremo. Hamas non ha altra scelta che arrendersi o morire", ha replicato il premier israeliano. La posizione della fazione islamica - condivisa a quanto pare anche dai detenuti palestinesi in Israele che avrebbero beneficiato dello scambio - sembra aver condizionato i tentativi in corso al Consiglio di sicurezza dell'Onu per la tregua, malgrado la Casa Bianca abbia annunciato in serata che gli Stati Uniti stanno lavorando "attivamente" alla risoluzione presentata dagli Emirati Arabi che prevede "ampie pause umanitarie" in cambio del rilascio degli ostaggi. "Al momento - ha certificato una fonte ufficiale israeliana in un briefing con la stampa estera - non abbiamo negoziati" in corso. L'unica carta sul tavolo, ha aggiunto, "è il fatto che c'è qualche progresso nell'aver incontrato per due volte esponenti del Qatar già la scorsa settimana chiarendo a tutti che è tempo di definire una nuova struttura per la liberazione degli ostaggi".
A rendere ancora più pesante la situazione è arrivato un nuovo video - diffuso da Hamas su Telegram - nel quale si vedono tre ostaggi i cui corpi sono stati poi recuperati dall'esercito. Si tratta di Elia Toledano (28 anni), Ron Sherman e Nik Beizer, entrambi soldati di 19 anni. Tutti rapiti nell'attacco del 7 ottobre: il primo al festival musicale di Reim, gli altri in una base militare di confine con la Striscia. "Abbiamo provato a tenerli in vita, ma Netanyahu ha insistito a ucciderli", scrive Hamas nella didascalia del video. Anche stavolta i media israeliani hanno scelto di non diffondere il filmato, tacciandolo di "propaganda".
Alla netta chiusura di Hamas all'ipotesi di una tregua limitata è seguito il lancio di almeno 30 razzi verso Tel Aviv, il centro e il sud d'Israele dopo una pausa di circa 40 ore, la più lunga finora se si esclude quella in concomitanza della tregua di fine novembre. Sul campo, l'esercito ha continuato a colpire a nord, ma soprattutto a sud della Striscia, dove i soldati stanno cominciando ad allargare le operazioni ad altre aree prima non raggiunte. Media palestinesi e Hamas hanno riferito di 12 morti a Rafah, vicino al confine egiziano, e di 24 a Khan Yunis, una delle roccaforti della fazione islamica. La stessa Hamas ha denunciato l'uccisione di 4 palestinesi - tra cui Bassem Ghaben, responsabile del varco di Kerem Shalom - in un raid "contro un punto di passaggio tra Gaza e Israele". Secondo il portavoce dell'Idf Daniel Hagari, "oltre 2.000 terroristi di Hamas sono stati uccisi dalla fine della tregua". Nella Striscia, dove la situazione è allo stremo nonostante l'ingresso di qualche aiuto, l'Oms ha denunciato che nella parte nord "non ci sono più ospedali funzionanti".
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