L'idea 'geniale' fu quella di
individuare un comune al di là della linea del fronte per cui
fosse impossibile ogni controllo. E poi quel timbro, ovviamente
falso: si salvarono cosi tanti giovani ebrei salvi grazie
appunto a documenti falsificati col timbro, falso e anche non
proprio conforme, del Comune di Larino.
La riscoperta dell'episodio si deve a Giuseppe Mammarella,
Responsabile dell'Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino
attraverso le gesta di Don Arrigo Beccari, il religioso che
salvò i ragazzi ebrei nascosti a Villa Emma a Nonantola.
"La morte del sacerdote che si oppose all'Olocausto - scrive
Mammarella - servendosi di documenti contraffatti recanti un
bollo falsificato del Comune di Larino, mi indusse ad effettuare
ulteriori ricerche per scoprire l'esatta motivazione della
scelta della città frentana, come luogo di provenienza degli
ebrei. L'unica ragione ritenuta sufficiente fu quella della
incontrollabilità da parte dei tedeschi in quanto Larino,
all'epoca dell'espatrio dei giovani ebrei, era stata già
occupata dagli anglo-americani".
Dopo l'8 settembre del 1943, il rischio di deportazione e morte
si fece tangibile anche per coloro che avevano la dimora a
"Villa Emma".
"Nel giro di breve tempo i ragazzi ed i loro accompagnatori,
prima di essere portati in salvo, vennero nascosti in gran parte
nel locale seminario ed altri presso varie famiglie del posto.
L'idea di utilizzare un timbro a secco del Comune di Larino,
raffigurante, però, non l'ala su campo azzurro, ma uno stemma di
fantasia formato da cinque fasce verticali contenute nello
scudo, maturò all'interno della sacra istituzione nonantolana.
Senza alcun dubbio questa decisione fu presa appena lì giunse la
notizia che la città frentana era stata o stava per essere
liberata dagli anglo-americani - spiega Mammarella -. Le truppe
alleate sbarcarono sulla costa molisana il 3 ottobre del 1943 e
pochi giorni dopo, tra il 10 ed il 12 ottobre entrarono a
Larino".
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