Si è chiuso con un patteggiamento
a quattro mesi davanti al giudice del tribunale di Bologna
Valeria Bolici il processo ad un 33enne di origini albanesi che
ad ottobre 2021 tentò di consegnare al fratello, detenuto nel
carcere della Dozza, microtelefoni cellulari e smartphone per
comunicare con l'esterno, utilizzando un drone. "Sono
soddisfatta dell'esito della vicenda con questa sentenza ad una
pena equa per un giovane incensurato", commenta il difensore,
avvocato Stella Pancari, che in passato ha assistito anche i
fratelli del 33enne.
Al giovane era contestata la tentata indebita introduzione di
dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti. Dopo
essere stati informati dalla polizia di frontiera dell'ingresso
in Italia del 33enne, con precedenti alle spalle, gli
investigatori della Polizia avevano scoperto che aveva prenotato
una stanza in un albergo e che, con una valigetta, si era
appostato in via del Gomito, vicino alla carcere, per alcuni
sopralluoghi.
Secondo quanto accertato dalle indagini portate avanti in
collaborazione con la polizia penitenziaria, il suo obiettivo
era sorvolare la struttura con il drone e fare avere i
microtelefoni, adeguatamente imballati, al fratello, in seguito
trasferito in altro carcere. Il 33enne era stato perquisito ed
erano state trovate batterie per alimentare il drone, due
smartphone e tre microtelefoni con tanto di sim e cavi di
connessione.
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