L'ex consigliere del Movimento 5
Stelle e ora ristoratore Giovanni Favia è stato prosciolto dal
tribunale di Bologna dall'accusa di diffamazione nei confronti
di agenti della polizia locale. La sentenza del giudice Filippo
Ricci si riferisce a quanto avvenne il 7 maggio 2020: dopo una
multa ricevuta durante il lockdown nel suo locale, Favia si
lamentò su Facebook postando la foto del verbale e dei vigili
intervenuti, che furono presi di mira da una serie di commenti e
insulti da utenti del social network.
Dopo la querela dei vigili, la Procura aveva chiesto
l'archiviazione con il pm Nicola Scalabrini, ma a febbraio 2023
il gip Roberta Malavasi respinse, ordinando l'imputazione
coatta. Finito davanti al tribunale, Favia è stato prosciolto
nell'udienza pre-dibattimentale: la decisione "rappresenta il
giusto epilogo di una vicenda giudiziaria per molti versi
surreale", commenta il difensore, avvocato Francesco Antonio
Maisano. "Si imputava a Favia una sorta di responsabilità da
posizione per quanto avevano scritto a commento di un suo post
su Facebook, altri soggetti. Il post del mio assistito era stato
commentato da più di 800 persone, impossibile sostenere un suo
dovere di vigilanza sugli scritti altrui. Un esito diverso di
questa vicenda - aggiunge l'avvocato - avrebbe costituito un
precedente pericoloso per tutti gli utenti dei social network.
Il Tribunale di Bologna ha correttamente riportato il tutto nei
binari più consoni al principio di responsabilità penale
personale".
"Ho sempre avuto rispetto per le forze dell'ordine - dice
Favia - e oggi è stato dimostrato che io non diffamai i vigili.
Per questa vicenda kafkiana ho avuto una esposizione mediatica
dolorosa, e mi faccio una domanda: dal momento che i vigili non
erano identificabili, chi decise di presentare la querela? La
risposta è che la regia fu politica, fu una querela
intimidatoria contro di me".
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