Sono indagati a vario titolo per minaccia, lesioni personali e rapina commessi con l'aggravante della discriminazione religiosa i tre tunisini arresto dalla digos di Perugia e dal personale della Direzione centrale polizia di prevenzione in esecuzione di tre ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip perché ritenuti responsabili di due violente aggressioni nei confronti di un giovane connazionale accusato di aver intrapreso un percorso di conversione alla religione cattolica.
In un'occasione la
presunta vittima è stata anche rapinata di una catenina.
L'attività d'indagine si è sviluppata a seguito delle
denunce sporte dall'aggredito, un ventottenne regolare sul
territorio nazionale, colpito la sera dello scorso 12 novembre
nel quartiere di Ponte San Giovanni mentre passeggiava con un
amico.
Tre uomini - secondo la ricostruzione degli inquirenti -,
dopo averlo avvicinato ed accusato di "frequentare la chiesa dei
cristiani", lo avrebbero minacciato e "violentemente" percosso
con calci e pugni, strappandogli una catenina, prima che lo
stesso riuscisse a divincolarsi fuggendo. In ospedale gli
venivano riscontrate lesioni giudicate guaribili in 30 giorni.
Il 17 novembre, il giovane mentre si trovava in un esercizio
pubblico nello stesso quartiere, veniva nuovamente avvicinato da
due dei tre uomini ritenuti responsabili della precedente
aggressione, i quali gli intimavano di ritirare la denuncia e di
smettere di frequentare "la chiesa dei cattolici" e al suo
diniego uno dei due reagiva violentemente strattonandolo e
minacciandolo di morte.
La vittima riusciva però in qualche modo a divincolarsi ed a
richiedere l'intervento della polizia.
La procura di Perugia, ricostruita l'intera vicenda, anche
sulla scorta degli elementi d'indagine forniti dalla digos, ha
chiesto e ottenuto per tutti l'applicazione della misura della
custodia cautelare in carcere. Il gip di Perugia infatti - ha
reso noto l'Ufficio guidato da Raffale Cantone - ha ritenuto
sussistere gli elementi in ordine alla gravità dei fatti
contestati, "valutati i numerosi precedenti di polizia degli
indagati e ritenuto alto il rischio di reiterazione del reato",
ha disposto per tutti la custodia cautelare in carcere.
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