Quindici mesi, dalla manifestazione a Budapest alla decisione della corte della capitale ungherese di concederle i domiciliari. Ecco le tappe principali della vicenda Salis:
9-11 FEBBRAIO 2023: Durante le celebrazioni a Budapest del Giorno dell'Onore, un evento organizzato per celebrare un battaglione nazista che si oppose all'avanzata dell'Armata russa nel 1945, si verificano almeno cinque attacchi contro militanti di estrema destra per mano di partecipanti a una contro-manifestazione.
11 FEBBRAIO: Ilaria Salis, insegnante e attivista antifascista, viene arrestata mentre si trovava a bordo di un taxi insieme con due altri cittadini tedeschi, Tobias Edelhoff e Anna Christina Mehwald. Lei è l'unica ad essere accusata sia di lesioni che di appartenere all'organizzazione antifascista Hammerbande, che ha come obiettivo quello di colpire a martellate presunti neonazisti. I magistrati contestano all'italiana di aver partecipato a due atti di violenza del 10 febbraio, uno contro un uomo in pieno giorno, davanti a un ufficio postale in piazza Gazdagreti, e un secondo di notte contro una coppia di simpatizzanti neonazisti tedeschi.
GIUGNO: Viene respinta la prima delle istanze della difesa di Salis per ottenere gli arresti domiciliari in Italia.
NOVEMBRE: Ilaria è rinviata a giudizio con la proposta da parte della Procura di patteggiare 11 anni di reclusione nel caso si fosse dichiarata colpevole.
11 GENNAIO 2024: Il primo a interessarsi del caso, rispondendo a un'interrogazione di Peppe De Cristofaro al question time al Senato, é stato il ministro della Giustizia Carlo Nordio. "Faremo di tutto - disse - per affievolire la sua situazione".
31 GENNAIO: Ilaria Salis consegna al consolato italiano un memoriale di 18 pagine nel quale descrive le sue condizioni in carcere a Budapest. "Sono trattata come una bestia al guinzaglio", uno dei passaggi. "Da tre mesi - scriveva - sono tormentata dalle punture delle cimici nel letto", "l'aria è poca, solo quella che filtra dallo spioncino".
29 GENNAIO: Inizia il processo. Le immagini di Salis con le manette e le catene a piedi e polsi scatenano una polemica internazionale. In quell'occasione uno dei due imputati tedeschi, Tobias Edelhoff, si dichiara colpevole, e viene condannato a 3 anni di reclusione. Al contrario, Ilaria Salis continua a professare la sua innocenza.
30 GENNAIO: La presidente del consiglio Giorgia Meloni sente il suo omologo Viktor Orban chiedendo il "rispetto dei diritti" e un "giusto processo" per l'imputata italiana pur nel rispetto dell'indipendenza della magistratura. Costante l'interessamento del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in contatto con i rappresentanti diplomatici in Ungheria. "Questa volta mi sembra che si sia ecceduto", è stato il suo commento subito dopo aver visto le immagini delle manette ai polsi e delle catene alle caviglie.
2 FEBBRAIO: Il presidente del Senato Ignazio La Russa riceve a Milano il padre di Ilaria Salis. "La vicinanza è stata immediata e spontanea, la ragazza ha diritto alla dignità".
5 FEBBRAIO: Tajani e Nordio ricevono separatamente il padre di Ilaria Salis a Roma. I ministri hanno evidenziato che i principi di sovranità giurisdizionale di uno Stato impediscono ogni interferenza nella conduzione del processo e nel mutamento dello status libertatis dell'indagato.
8 MARZO: "È stata imboccata la strada giusta" dal punto di vista procedurale, ha aggiornato il ministro Nordio. "Per un anno - ha specificato - erano stati chiesti gli arresti domiciliari in Italia, cosa che non era consentita dalla procedura e dagli accordi internazionali".
28 MARZO: Respinta nuovamente la richiesta dei domiciliari questa volta in Ungheria.
18 APRILE: Alleanza Verdi e Sinistra annuncia la candidatura di Ilaria alle elezioni europee di giugno. "In accordo con Roberto Salis il partito ha deciso di candidare Ilaria, detenuta in Ungheria in condizioni che violano gravemente i diritti delle persone" affermarono i segretari Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni 13-14 MAGGIO: Roberto Salis denuncia: "a Ilaria è stato negato il diritto di voto". L'Ungheria replica il giorno dopo, parando di affermazioni "non solo infondate ma che travisano i fatti". La legge, spiega un portavoce del governo, "stabilisce che a tutti i detenuti sia data l'opportunità di votare e gli istituti penitenziari sono tenuti a facilitare questo fondamentale diritto democratico".
15 MAGGIO: Il tribunale di seconda istanza di Budapest accoglie il ricordo degli avvocati: Ilaria Salis sarà trasferita ai domiciliari, dopo il pagamento di una cauzione di 40mila euro e con il braccialetto elettronico.
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