Proprio mentre in Lombardia esplodeva l'allerta maltempo, con piogge torrenziali ed esondazioni, da Roma arrivava l'allarme di Nello Musumeci sui cosiddetti 'fiumi tombati' in Italia, "una delle cause principali dei disastri nei centri urbani", per usare le stesse parole del ministro. Un problema che, stando a numeri mai certificati da fonti ufficiali, interesserebbe circa 12 mila chilometri di corsi d'acqua in tutto il Paese.
L'occasione per accennare allo stato del dissesto idrogeologico in Italia è stata un convegno organizzato nella sede nazionale della Protezione Civile sul tema della ricostruzione. Un confronto sul nuovo disegno di legge al vaglio del Parlamento al quale hanno preso parte i principali commissari d'Italia, dal generale Francesco Paolo Figliuolo al responsabile per il post-sisma nel Centro Italia, Guido Castelli. Ad aprire i lavori, però, è stato proprio il ministro Musumeci che proprio in chiusura del suo intervento ha voluto lanciare l'idea di un prossimo dibattito proprio sui 'fiumi tombati', un tema - ha detto - "di cui nessuno mai parla e sul quale si perdono voti".
Si tratta, in sintesi, di una pratica, molto diffusa in passato, che consisteva nel trasformare un corso d'acqua in un canale sotterraneo, consentendo di fatto poi l'edificazione nella stessa area. "Sui fiumi di una volta si sono costruite piazze, strade e case - ha spiegato lo stesso Musumeci -. Cominciamo a fare un'analisi in sede di prevenzione con la Protezione Civile, cominciamo da un censimento serio e cerchiamo di capire quanti di questi corsi d'acqua possono essere liberati per evitare che avvenga un nuovo disastro".
Quello dei fiumi tombati è stato appena un passaggio di una lunga giornata in cui commissari, Regioni, esperti e il ministro si sono confrontati sul tema della ricostruzione, lanciando numerosi appelli non solo a uno "snellimento burocratico", ma anche alla razionalizzazione delle spese. "In Italia - le parole proprio di Musumeci - le ricostruzioni, dopo una calamità, sono lunghe e costano tantissimo, troppo. Solo negli ultimi 40 anni abbiamo speso più di 200 miliardi di euro per la ricostruzione: ne sarebbero bastati la metà per poter mettere in sicurezza quei territori". Per i commissari, invece, la ricostruzione potrebbe diventare un'occasione di rilancio, ma anche di innovazione e prevenzione in un'Italia dove - come ha ricordato il generale Figliuolo - ci sono paesi "in cui si registra una frana per ogni abitante".
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