Fiuto per gli affari e 'cuore d'oro'. Pronto ad elargire soldi, sovvenzionare iniziative, aiutare i partiti, trovare un lavoro a un amico disperato. Eccolo o Scio' Aldo, il signor Spinelli: un profilo che emerge dalle parole messe a verbale nell'interrogatorio davanti al giudice. E così - spiega Spinelli parlando dei contributi al partito di Toti che secondo l'accusa sono il 'costo' dei favori ottenuti - "le cose elettorali le ho sempre date a lui. Abbiamo fatto il Festival della Scienza, il Festival dei Fiori, abbiamo dato i contributi alle chiese, ho fatto il Palazzo di San Lorenzo... la chiesa di San Lorenzo".
Tutti finanziamenti "solo ufficiali" slegati dalle pratiche che passavano in comitato portuale e caldeggiate dal governatore. Perché la realtà, dice l'imprenditore, è che Toti "non ha fatto niente" per la concessione del Terminal Rinfuse, "perché la pratica era già passata in comitato" e "doveva solo essere ratificata". E i 40mila euro, perché sono stati dati al partito del presidente, gli chiedono in aula? "Li abbiamo dati perché si era interessato. Ma era tutto regolare". Poi aggiunge: "perché si era mosso, non ha fatto niente però si è mosso, ha telefonato, ha fatto. Si era interessato ma è tutto regolare, tutto dichiarato, tutto ufficiale". Del resto, si chiede Spinelli, a chi doveva rivolgersi se non al presidente della regione "per sbloccare pratiche ferme da anni?".
Quanto agli incontri sullo yacht, lui vedeva tutti. "Invitavo tutti i miei amici in barca e non solo. È venuto Garrone, è venuto Mondini, è venuto Schenone, è venuto Burlando. (...) io vado a mangiare lì tutti i giorni, è il mio ristorante". Il giudice domanda se Spinelli "aveva fatto a Toti delle richieste in merito alla pratica della spiaggia dell'Olmo per trasformarla da libera a privato". E l'imprenditore risponde: "nel modo più assoluto, abbiamo detto: 'Interessati' ma non abbiamo avuto niente, non ha fatto. Lui si è venduto anche che ha risolto il problema del multi... che non è vero". Fu il figlio Roberto, aggiunge, che "è andato con gli avvocati in Regione" per "vedere se è possibile avere l'arenile". Nell'interrogatorio, l'imprenditore attacca anche Rino Canavese, il componente del comitato di gestione del porto che votò contro la delibera per la proroga trentennale concessa sul terminal Rinfuse. "La proroga non è riuscito a fare niente nessuno" per colpa sua, mette a verbale e aggiunge: "li nel comitato c'è un signore che praticamente è amministratore delegato di Gavio, che è numero uno delle Autostrade dei Terminal a Novara e a Genova. A Savona vada a vedere quanti soldi pubblici ha investito nel terminal questo signore che ha il coraggio ancora di fare interviste. Io ho fatto tutti i lavori nel mio terminal con i miei soldi...ha il coraggio di fare l'intervista a Rai Uno? Ma dovrebbe stare zitto. Ha comprato i locomotori con i soldi dello Stato".
C'è poi il capitolo Paolo Emilio Signorini. "Un amico", "preoccupato del futuro", sempre senza soldi che al Casinò giocava solo 30 euro "come un operaio dell'Italsider". E che a lui "non ha sistemato niente, perché chi ha sistemato le pratiche è stato Gianluigi Aponte (non indagato, ndr)". Poi l'offerta di trovargli un lavoro a Roma da 300 mila euro era solo per farlo stare tranquillo "perché preoccupato dal futuro". Signorini, mette a verbale Spinelli, "era disperato perché gli finiva il lavoro. Gli ho detto: 'smettila di piangere, te lo troviamo un posto di lavoro: siamo 18 dirigenti di cui il più giovane sono io che ho 85 anni". Alla fine o Scio' Aldo fa una semplice richiesta: "date il permesso a mio fratello di venire da me a giocare a carte".
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