Una vicenda aperta e chiusa con una scomparsa. Prima la vittima, Mario Bozzoli, imprenditore svanito nel nulla l'8 ottobre 2015 nella sua fonderia di Marcheno (Brescia), e ora il nipote Giacomo, sparito dai radar delle forze dell'ordine dopo la conferma definitiva della condanna all'ergastolo.
Senza dimenticare Giuseppe Ghirardini, l'operaio addetto al forno dove per i giudici Mario Bozzoli è stato ucciso e che aveva fatto perdere le proprie tracce il 14 ottobre 2015 - giorno in cui i carabinieri avrebbero dovuto sentirlo - per poi essere ritrovato senza vita a cento chilometri da casa. Suicidatosi con un'esca al cianuro nello stomaco, hanno stabilito gli inquirenti.
Ora un nuovo capitolo proprio quando la giustizia ha messo la parola fine su un caso lungo quasi nove anni. Poche ore dopo il verdetto della Cassazione, i carabinieri si erano infatti presentati a casa di Giacomo Bozzoli, a Soiano del Garda, sulla sponda bresciana del lago, ma non hanno trovato nessuno. Non lui, ma nemmeno la moglie e il figlioletto. Scappato? Solo allontanato in attesa di costituirsi in un carcere "comodo", magari a Verziano, sicuramente miglior del sovraffollato Canton Mombello?
Per ora tutto tace. Gli inquirenti si sono dati 48 ore di tempo - che scadranno domani pomeriggio - "prima di scatenare l'inferno per fargli terra bruciata attorno" viene spiegato da fonti investigative. I telefoni riconducibili a Giacomo Bozzoli risulterebbero staccati. Le ricerche sono però già iniziate. Al momento il nome di Giacomo Bozzoli è stato inserito nel database delle forze dell'ordine a livello nazionale affinché possa essere fermato qualora fosse in alberghi, aeroporti, porti e zone turistiche. I suoi legali si trincerano dietro ad un "no comment" mentre il padre Adelio, ieri presente in Cassazione a Roma e che aveva spiegato che il figlio stava aspettando l'esito del processo a casa, non risponde più al telefono.
Stando ad alcuni vicini però Giacomo Bozzoli mancherebbe da casa sua da almeno una decina di giorni e il giardino della villa si presenta con l'erba alta. Non mancano le polemiche per la mancata attenzione. In questi anni Bozzoli - che il 19 luglio compie 39 anni - è sempre rimasto in libertà. Mai nei suoi confronti è infatti scattato l'arresto perché per chi ha indagato - prima la procura di Brescia, poi la procura generale che ha avocato il caso quando il pm ordinario era intenzionato ad archiviare - non ha ritenuto ci fossero le esigenze per far scattare una misura cautelare. Mai sussistito, per i pm, nemmeno il pericolo di fuga. Bozzoli ha partecipato a tutte le udienze del processo di primo e secondo grado, ad eccezione della lettura della sentenza d'appello alla quale non ha assistito.
È sempre rimasto in libertà, non gli è mai stato ritirato il passaporto, e anche negli ultimi giorni prima dell'udienza in Cassazione pare che non sia stata disposta alcuna misura di controllo particolare nel confronti del 39enne che ha sempre negato di aver ucciso lo zio Mario, quel parente che sul cellulare aveva salvato sotto il nome "merda". E che è scomparso attorno alle 19.18 dell'otto ottobre 2015 quando il forno più grande della fonderia di Marcheno, di cui Mario era comproprietario con il fratello, va in blocco per una fumata anomala. Da parte degli inquirenti nessun commento ufficiale, ma se anche nelle prossime ore Giacomo Bozzoli non dovesse consegnarsi in carcere, nei suoi confronti verrebbe emesso un decreto di latitanza che dovrà firmarlo il giudice della prima sentenza, vale a dire il presidente della prima sezione penale di Brescia Roberto Spanò.
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