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'Restate nei forni', negata la casa ad una famiglia israeliana

'Restate nei forni', negata la casa ad una famiglia israeliana

A San Vito di Cadore. Zaia, 'atto di odio inaccettabile'

TEL AVIV, 06 luglio 2024, 21:07

Redazione ANSA

ANSACheck
Il Presidente della Giunta Regionale del Veneto Luca Zaia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Presidente della Giunta Regionale del Veneto Luca Zaia - RIPRODUZIONE RISERVATA

 "Potete restare nei forni a gas". È quello che una famiglia israeliana, secondo quanto ha scritto nei giorni scorsi il sito israeliano Ynet, si è sentita rispondere, in ebraico, dopo aver fatto una prenotazione tramite Airbnb per un un appartamento a San Vito di Cadore, nel Bellunese.
La famiglia è di Nes Ziona, non distante da Tel Aviv e stava programmando una vacanza in Italia. Il padre di famiglia, che è voluto rimanere anonimo e si è identificato come 'A', aveva scritto al proprietario della casa, tal Lorenzo, su Airbnb: "Siamo una famiglia di cinque persone e saremmo felici di soggiornare nel suo appartamento". Ma la risposta del proprietario dell'appartamento, riferisce ancora Ynet, sarebbe stata la frase antisemita e la cancellazione della prenotazione.


Una frase che sembra tradotta in ebraico con Google Translate: una chiara allusione al metodo usato dai nazisti per sterminare gli ebrei durante la Shoah.
"La faccenda ha dell'incredibile, non ho mai sentito in tanti anni una persona del paese dire frasi di questo tipo": è indignato ma anche perplesso il sindaco di San Vito di Cadore, Franco De Bon, che comunque ha già attivato la digos e la polizia postale. "Se la notizia dovesse trovare conferma - aggiunge - saranno prese le misure necessarie affinché mai più una cosa del genere macchi la fama della località dolomitica".
Per il presidente del Veneto Luca Zaia, si tratta di "un gesto estremamente grave", un "inaccettabile atto di odio e discriminazione che ferisce non solo la dignità delle persone coinvolte ma anche i valori fondamentali della nostra comunità" nel caso "fossero confermate le notizie pubblicate". Ma "il gesto di un singolo - conclude - non impedirà certo di garantire che il Veneto resti una terra di accoglienza e rispetto per tutti".


Intanto una soluzione per la famiglia dice di averla trovata l'Istituto Friedman. "Un nostro socio - afferma il direttore esecutivo Alessandro Bertoldi - ci ha contattato e ha messo a disposizione gratuitamente la sua abitazione per le vacanze a Cavalese", in Trentino.
In attesa che si chiarisca la vicenda, sale l'indignazione politica. Raffaele Speranzon, di Fratelli d'Italia, esprime "sincera solidarietà" alla famiglia israeliana: "Attendiamo che le autorità facciano chiarezza, ma spero che non si verifichino più episodi simili nella nostra Regione, da sempre un modello di accoglienza ed ospitalità". Solidarietà anche dalla senatrice Vincenza Aloisio del M5s, che parla di un episodio di una "gravità inaudita" e da Micaela Biancofiore, presidente del gruppo Civici d'Italia, Nm, Maie al Senato, per la quale l'episodio "riporta a pagine buie della nostra storia, che pensavamo di dover leggere sui libri di storia e non riportate dai giornali, e sono indice di un odio mai sopito". Il senatore questore Antonio De Poli, definisce "semplicemente intollerabile e indegno quello che è successo. Viviamo tempi in cui la recrudescenza dell'antisemitismo è sempre più virulenta e feroce. Tempi in cui tutti abbiamo il dovere, con ancora maggior forza, di ribadire i principi democratici e civili che sancisce la nostra Costituzione". "Evidentemente - conclude - serve ancora maggior impegno per estirpare tutte le forme di razzismo e intolleranza che strisciano nel nostro Paese". 
   

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