Si sono concluse alle 14.30 le
operazioni di sbarco nel porto di Civitavecchia dei 178
naufraghi soccorsi dalla Life Support in tre diverse operazioni
di salvataggio avvenute tra l'alba e la mezzanotte di mercoledì
10 luglio in acque internazionali. A bordo anche 9 donne e 17
minori, di cui 12 non accompagnati, fa sapere Emergency
Le quattro imbarcazioni in difficoltà soccorse in tre diverse
operazioni erano tutte partite dalla Libia e si trovavano in
acque internazionali. Due di esse sono state soccorse nella zona
Sar libica, mentre le altre due in quella maltese. Durante uno
dei soccorsi nella zona Sar maltese si è anche avvicinata una
motovedetta della Guardia Costiera Libica. "Nonostante non sia
intervenuta durante le operazioni, è comunque preoccupante la
sua presenza in acque internazionali, in una zona dove dovrebbe
essere Malta a coordinare i soccorsi e non la Libia - commenta
Anabel Montes Mier, capomissione della Life Support - Negli
ultimi giorni due ong hanno testimoniato l'interferenza, anche
violenta, della guardia costiera libica".
Le 178 persone soccorse dalla Life Support provengono da
Bangladesh, Egitto, Sudan, Sud Sudan, Siria, Pakistan,
Palestina, Marocco, Eritrea, Iraq, paesi colpiti da guerre,
povertà, instabilità economica e politica, calamità naturali.
"Ho lasciato il Sudan circa 6 mesi fa e mi sono messo in
viaggio per la Libia, passando dal Ciad - racconta un ragazzo
sudanese di 23 anni -. Sono scappato dal mio paese perché non
volevo combattere. Spesso chi si arruola non ha altra scelta".
"Sono nato in Siria, ma i miei genitori sono palestinesi e buona
parte della mia famiglia vive ancora lì - prosegue un 14enne
siriano - palestinese -. Anche in Siria ho sempre avuto paura,
pure lì c'è un conflitto".
"Tra le 178 persone sbarcate oggi a Civitavecchia, un ragazzo
siriano che ha tentato la traversata del Mediterraneo quattro
volte, tre è stato respinto e riportato indietro in Libia dove
ha raccontato di aver vissuto in condizioni disumane e di aver
visto persone morire per le condizioni delle carceri dove era
detenuto", spiega Miriam Bouteraa, mediatrice a bordo della Life
Support.
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