Una "escalation di violenza e
giustizia spettacolo" con la vittima che viene "malmenata con
brutalità", ma anche "vilipesa e sbeffeggiata", con "video" e
"scritte" poi "postate sui social". E' così che la Corte
d'Appello di Milano descrive uno degli episodi della cosiddetta
"faida tra trapper", ossia il pestaggio del trapper padovano
Baby Touché chiuso all'interno di un'auto, nelle motivazioni
della sentenza che, il 17 giugno, ha portato alla condanna del
22enne Mohamed Lamine Saida, in arte Simba La Rue, e di altri
componenti della sua 'crew', la stessa di Baby Gang, non
coinvolto in questo processo.
Il secondo grado era finito, davanti ai giudici della terza
penale (Gazzaniga-Re-D'Addea), con una lieve riduzione della
pena - da 4 anni a 3 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione per
Simba - per alcuni imputati. Al centro del procedimento c'erano
le accuse di lesioni e rapina per un'aggressione del primo marzo
2022 in via Settala, a Milano, commessa dal gruppo "per sfregio
e punizione" per "mortificare" la vittima, ossia un giovane che
faceva parte di un gruppo rivale, quello di Baby Touché. E le
lesioni ai danni proprio di Touché, il quale, però, ha deciso,
poi, di non sporgere denuncia contro gli imputati e, dunque, era
caduta in primo grado anche l'altra accusa per quel fatto,
ovvero il sequestro di persona ai suoi danni del 9 giugno 2022,
ricostruito nelle indagini della pm Francesca Crupi e di polizia
e carabinieri.
Sarebbe stato Simba, secondo la Corte, a "guidare" i due
agguati brutali. I giudici, però, spiegano che hanno deciso di
abbassare le pene per Simba e altri imputati, difesi dal legale
Niccolò Vecchioni, per "dare un segnale di fiducia, a fronte
delle manifestazioni di resipiscenza, sfociate anche nel
versamento di una somma di denaro, a titolo del risarcimento del
danno" alla vittima della rapina.
Per una ragazza, imputata e condannata, invece, per la Corte
non si può arrivare alla riduzione del "trattamento
sanzionatorio", anche perché già le è stato inflitto il minimo
della pena. Anche lei ha manifestato, comunque, "disponibilità
alla violenza", "sintomo di un disagio personale serio". Dovrà
affrontare, così come Simba e altri, un "adeguato percorso
rieducativo", anche nell'interesse della "collettività".
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