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Sentenza, in faida trapper escalation di giustizia-spettacolo

Sentenza, in faida trapper escalation di giustizia-spettacolo

Motivi condanna per Simba La Rue, 'ma servono segnali fiducia'

MILANO, 23 luglio 2024, 09:57

Redazione ANSA

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Una "escalation di violenza e giustizia spettacolo" con la vittima che viene "malmenata con brutalità", ma anche "vilipesa e sbeffeggiata", con "video" e "scritte" poi "postate sui social". E' così che la Corte d'Appello di Milano descrive uno degli episodi della cosiddetta "faida tra trapper", ossia il pestaggio del trapper padovano Baby Touché chiuso all'interno di un'auto, nelle motivazioni della sentenza che, il 17 giugno, ha portato alla condanna del 22enne Mohamed Lamine Saida, in arte Simba La Rue, e di altri componenti della sua 'crew', la stessa di Baby Gang, non coinvolto in questo processo.
    Il secondo grado era finito, davanti ai giudici della terza penale (Gazzaniga-Re-D'Addea), con una lieve riduzione della pena - da 4 anni a 3 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione per Simba - per alcuni imputati. Al centro del procedimento c'erano le accuse di lesioni e rapina per un'aggressione del primo marzo 2022 in via Settala, a Milano, commessa dal gruppo "per sfregio e punizione" per "mortificare" la vittima, ossia un giovane che faceva parte di un gruppo rivale, quello di Baby Touché. E le lesioni ai danni proprio di Touché, il quale, però, ha deciso, poi, di non sporgere denuncia contro gli imputati e, dunque, era caduta in primo grado anche l'altra accusa per quel fatto, ovvero il sequestro di persona ai suoi danni del 9 giugno 2022, ricostruito nelle indagini della pm Francesca Crupi e di polizia e carabinieri.
    Sarebbe stato Simba, secondo la Corte, a "guidare" i due agguati brutali. I giudici, però, spiegano che hanno deciso di abbassare le pene per Simba e altri imputati, difesi dal legale Niccolò Vecchioni, per "dare un segnale di fiducia, a fronte delle manifestazioni di resipiscenza, sfociate anche nel versamento di una somma di denaro, a titolo del risarcimento del danno" alla vittima della rapina.
    Per una ragazza, imputata e condannata, invece, per la Corte non si può arrivare alla riduzione del "trattamento sanzionatorio", anche perché già le è stato inflitto il minimo della pena. Anche lei ha manifestato, comunque, "disponibilità alla violenza", "sintomo di un disagio personale serio". Dovrà affrontare, così come Simba e altri, un "adeguato percorso rieducativo", anche nell'interesse della "collettività".
   

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