"Giustizia per le vittime della
Lanterna". Reggendo un grande striscione con questa scritta
hanno manifestato così, questa mattina, ad Ancona, in corteo, i
familiari e gli amici delle sei vittime della discoteca di
Corinaldo (Ancona) deceduti nella notte tra il 7 e l'8 dicembre
del 2018. Nel locale di via Madonna del Piano era stata
spruzzata una sostanza urticante che generò una fuga di massa.
Cinque minorenni e una mamma di 39 anni erano rimasti
schiacciati dalla folla in fuga dalla discoteca, che era poco
più di un magazzino, perdendo la vita.
Partendo da piazza Cavour e arrivando prima sotto la
Prefettura, in piazza del Plebiscito, e poi davanti al tribunale
di corso Mazzini, un centinaio di persone oggi hanno intonato
cori e sventolato manifesti. "Ma quale legge, ma quale Stato,
qui non sussiste nessun reato". "Gli innocenti nelle bare, i
colpevoli liberi". "E ora di chi possiamo fidarci?". "Li avete
uccisi di nuovo".
L'iniziativa è stata organizzata per manifestare il profondo
dissenso all'ultima sentenza del processo di Corinaldo, quella
del 17 giugno scorso, sulla sicurezza del locale e sulle
autorizzazioni rilasciate per farlo aprire nonostante molte
carenze strutturali. I 9 imputati (la commissione di pubblico
spettacolo che rilasciò i permessi e i tecnici che vagliarono lo
stato della discoteca) sono stati assolti dalle accuse più
gravi, quelle di omicidio colposo plurimo e disastro colposo.
Le condanne sono arrivate solo per falso e con pene che vanno
da un anno a un anno e due mesi. Nessun risarcimento ai
familiari delle vittime ha stabilito la sentenza della giudice
Francesca Pizii. Una sentenza "ignobile - ha detto Giuseppe
Orlandi, padre di Mattia, uno dei ragazzini morti - il tribunale
aveva in mano tutte le irregolarità e le prove che necessitavano
ad avere un verdetto diverso".
Alla testa del corteo i genitori dei minorenni morti e dal
marito della donna deceduta. "Questa giustizia non regge molto -
ha detto Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini, la mamma
morta a Corinaldo - sono sfiduciato". Fazio Fabini, padre di
Emma, anche lei tra i giovani morti, ha osservato come "ho
passato 44 giorni in tribunale non riesco ad avere riconoscenza
nello Stato". Il fratello di Benedetta Vitali, Francesco, ha
sottolineato che "il 17 giugno hanno ucciso i nostri cari
un'altra volta". A turno gli amici dei ragazzi morti hanno preso
il microfono per ricordare i propri amici. Con le foto delle
vittime appese al collo il corteo è stato accompagnato da musica
e applausi.
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