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False consulenze al Cnr, sequestro beni per oltre 2 milioni

False consulenze al Cnr, sequestro beni per oltre 2 milioni

Dopo gli arresti scattano inviti a dedurre della Corte dei Conti

NAPOLI, 07 agosto 2024, 12:01

Redazione ANSA

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Un danno erariale di oltre due milioni e 200 mila euro viene contestato dalla Corte dei Conti della Campania a sette persone coinvolte nel giro di false consulenze ai danni del Cnr che aveva portato cinque anni fa a sei arresti. I sette sono destinatari di un invito a dedurre e di un provvedimento di sequestro beni per l'ammontare equivalente del danno. Sulla vicenda, emersa e denunciata da una inchiesta interna del Consiglio nazionale delle ricerche, la magistratura contabile ha indagato parallelamente a quella penale: l'inchiesta della procura partenopea ha dato luogo a un processo che attualmente è in fase dibattimentale.
    La Procura regionale della Corte - guidata da Antonio Giuseppone, pubblici ministeri Davide Vitale e Flavia Del Grosso - ha ricostruito l'uso indebito di fondi pubblici dell'allora Istituto per l'Ambiente marino costiero di Napoli (oggi Istituto di Scienze Marine) del Cnr, attraverso false prestazioni. In particolare sono stati ricostruiti 46 contratti di consulenza stipulati, tra i 2010 e il 2014, con 13 società di Roma, Milano e Monza, riconducibili allo stesso centro di interessi e in molti casi operanti in settori incompatibili con le consulenze teoricamente svolte.
    Queste ultime sono risultate talvolta inesistenti, in altri casi identiche tra loro o prive di contenuti concreti (ad esempio raccolta di pubblicazioni web e dati già presenti sul sito del Cnr), sovente condensate in relazioni di poche pagine e tutte sistematicamente concluse nell'arco di pochi giorni. In numerosi casi, contratti di consulenza, formalmente diversi, ma con le stesse finalità, sono stati affidati contestualmente, oppure a breve distanza di tempo, a ditte diverse, senza poi ottenere una effettiva controprestazione. Addirittura dagli atti emerge una medesima consulenza ripetutamente assegnata a società diverse ma sempre riconducibili allo stesso centro di interessi.
    I compensi riconosciuti alle ditte coinvolte venivano sempre artificiosamente frazionati in modo da poter procedere, discrezionalmente, all'affidamento diretto. Le indagini, coordinate dalla Procura regionale della Corte dei Conti, sono state svolte dal nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli.
   

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