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Scontri tra capi ultrà dell'Inter, un morto e un ferito

Scontri tra capi ultrà dell'Inter, un morto e un ferito

Fermato Beretta, che ha ucciso Bellocco, considerato l'erede clan di Rosarno

MILANO, 05 settembre 2024, 08:00

di Francesca Brunati e Igor Greganti

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SCONTRO TRA CAPI ULTRÀ DELL 'INTER, UN MORTO E UN FERITO - RIPRODUZIONE RISERVATA

SCONTRO TRA CAPI ULTRÀ DELL 'INTER, UN MORTO E UN FERITO - RIPRODUZIONE RISERVATA

L'omicidio di Antonio Bellocco, tra i capi ultrà dell'Inter e legato alla 'ndrangheta, ucciso a coltellate alle porte di Milano dal leader della curva nord Andrea Beretta - fermato per omicidio e detenzione illegale di arma da fuoco dopo l'interrogatorio reso al pm Paolo Storari - che è rimasto ferito a una gamba da un colpo di pistola, porta ancora una volta alla ribalta i legami tra criminalità organizzata, eversione o estremismo e tifoserie. Vicende sulle quali hanno acceso un faro la Dna e parecchie procure.

ll leader della tifoseria neroazzurra è ricoverato al San Raffaele, dopo essere stato colpito dallo sparo di Bellocco. "Giravo con la pistola perché ho saputo che qualcuno mi vuole fare la pelle", e quando Antonio Bellocco, "dopo avermi disarmato, ha cominciato a sparare, ho tirato fuori il coltello e l'ho colpito da 7 a 10 volte", ha detto Beretta, difeso dall'avvocato Mirko Pelino, ai magistrati. Beretta si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha reso dichiarazioni spontanee. Ha raccontato che stamane, in macchina con Bellocco, sono volate parole pesanti con minacce di morte contro di lui e la sua famiglia e poi si è arrivati alle mani. A quel punto, lui che girava armato, ha mostrato la pistola per intimidire il suo amico. Durante la colluttazione è stato disarmato da Bellocco che, mentre Beretta nel frattempo si è ritrovato fuori dalla macchina, ha cominciato a sparare e Beretta allora ha tirato fuori il coltello e ha inferto parecchi fendenti. Il capo ultrà ha detto che dopo il primo colpo di pistola ha visto il caricatore cadere a terra.

Tutto è iniziato di mattina a Cernusco sul Naviglio, nel milanese. Dalla palestra "Testudo", escono Beretta, 49 anni, e Bellocco. Salgono sulla Smart del secondo, figlio 36enne dello storico capobastone Umberto Bellocco e con una condanna definitiva per mafia. A bordo dell'auto secondo una prima ricostruzione, Bellocco avrebbe sparato ferendo, in modo non grave Beretta, il quale a sua volta con un coltello a serramanico lo ha colpito più volte alla gola e al petto, uccidendolo. Eppure, come testimonia una foto postata da Marco Ferdico, uno dei capi degli ultrà nerazzurri, solo la sera prima i due hanno giocato insieme a calcetto, in una sfida tra amici. Un "derby" tra tifosi di Inter - il club è estraneo a qualsiasi vicenda giudiziaria che coinvolge la curva - e Milan.

Video Sparatoria Cernusco sul Naviglio, l'avvocato di Beretta: 'Mi ha detto che si e' difeso'

 

 "Non avevo alternativa, mi sono difeso", ha detto Beretta prima di finire in sala operatoria. Versione questa che, verosimilmente avrebbe fornito ai pm Paolo Storari e Sara Ombra, titolari delle indagini assieme al procuratore Marcello Viola. Prima di formalizzare il fermo, che dovrà essere vagliato dal gip, i pubblici ministeri sono andati al San Raffaele, dove Beretta è piantonato, per sentirlo. Poi vaglieranno le sue dichiarazioni, gli elementi raccolti dai Carabinieri durante i rilievi (è stata trovata anche la pistola) e gli esiti delle immagini di una telecamera.

C'è da capire cosa ci sia dietro la vicenda, forse una questione di affari o uno sgarro. Beretta da ottobre è sottoposto a sorveglianza speciale per "episodi minatori e violenti" che avrebbe messo in atto "per molti anni", con "segnalazioni e condanne" che "partono nel 2008 e si dispiegano fino al 2022 anche in pendenza dei Daspo". Inoltre era stato arrestato nel febbraio 2020 dalla Polizia per la violazione di un Daspo, dopo gli incidenti prima di un derby Inter-Milan. Era tornato ai domiciliari, sempre per la violazione di un Daspo, nel dicembre di due anni fa. Nei mesi scorsi per lui si era chiuso anche un processo con una condanna ad una multa per il violento pestaggio di un ambulante che stava vendendo foto di calciatori e altri gadget davanti allo stadio Meazza, prima: "i napoletani non li vogliamo".

A luglio, infine, era stato condannato a 6 mesi, pena sospesa, come l'ex calciatore Davide Bombardini, con un'accusa riqualificata dai giudici da tentata estorsione ad esercizio arbitrario delle proprie ragioni. L'omicidio di oggi si colloca in un quadro più ampio che riguarda anche una serie di presunti business illeciti che vedono fianco a fianco il mondo delle curve e la criminalità organizzata.

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