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Gli hacker si difendono, 'accusati di attività impossibili'

Gli hacker si difendono, 'accusati di attività impossibili'

Calamucci, Gallo, Cornelli e Camponovo si avvalgono della facoltà di non rispondere e rendono dichiarazioni spontanee davanti al Gip. Il poliziotto Malerba ammette: 'prelevavo dati'

31 ottobre 2024, 14:14

Redazione ANSA

ANSACheck
Gli hacker si difendono,  'accusati di attività impossibili ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli hacker si difendono, 'accusati di attività impossibili ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, durante l'interrogatorio di garanzia, e di rendere invece dichiarazioni spontanee davanti al Gip, Nunzio Samuele Calamucci, Carmine Gallo, Giulio Cornelli e Massimiliano Camponovo, quattro degli arrestati nell'inchiesta della Dda di Milano e della Dna sulla rete presunta di cyber spie. 

"L'unica cosa che posso dire è che dal punto di vista empirico le cose che ho letto sugli organi di stampa sono impossibili da realizzare", avrebbe dichiarato in un documento scritto l'esperto informatico Calamucci, riferendosi alla presunta capacità del gruppo di 'bucare' lo Sdi. Calamucci, interrogato dal gip Fabrizio Filice, ha affermato attraverso il suo legale che intende conoscere gli atti dell'indagine per poi parlare ai pm. 

L'hacker, come ha scritto in una nota il suo legale, l'avvocato Antonella Augimeri, "ha precisato la sua volontà di chiarire la posizione processuale non appena si andrà a delineare un quadro completo ed univoco delle attività inquirenti". "In sede di dichiarazioni spontanee ha, altresì, chiarito che talune contestazioni che gli vengono sollevate, anche indirettamente attraverso notizie apprese dagli organi di stampa, sono empiricamente non realizzabili - ha proseguito il legale - A prescindere dalle suggestioni mediatiche, il mio assistito si confronterà con gli inquirenti nella ricostruzione del mosaico processuale, non appena saranno conosciuti gli atti attraverso i quali sono stati formulati i numerosi capi di incolpazione".

Il tecnico informatico, assieme al super poliziotto Carmine Gallo, secondo l'inchiesta della Dda e della Dna sarebbe il cardine della squadra di presunte cyber-spie che ruotava attorno alla società di investigazioni Equalize, di proprietà di Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera Milano indagato e ora autosospeso. Nelle sue dichiarazioni spontanee ha fatto riferimento a quanto ha appreso dalla stampa in merito alla presunta capacità del gruppo, per lui "impossibile", di accedere direttamente allo Sdi.

Capacità che, invece, si evince per esempio da una intercettazione del 12 ottobre 2022, in cui parlando con Gallo, gli dice che Pazzali "non deve essere messo al corrente della circostanza che la società Equalize ha 'bucato' lo Sdi". "Calamucci - si legge negli atti di indagine - è a proprio agio quando parla dello Sdi giacché conosce tutti i dettagli della relativa infrastruttura informatica e, tramite i propri "ragazzi", ha accesso, come si è visto, anche a sezioni che nemmeno tutte le Forze dell'Ordine possono consultare". In alternativa la squadra, come è contestato nella misura cautelare, accedeva ai dati riservati, tramite poliziotti, carabinieri o finanzieri in una logica di scambio di favori, denaro o altre utilità.

L'ex super poliziotto Carmine Gallo ha invece sottolineato di essere "un servitore dello stato" assicurando che "parlerò ai pm per dimostrare la mia innocenza".

Anche Giulio Cornelli, hacker di una delle società di investigazione al centro dell'inchiesta milanese sui presunti dossier illegali con informazioni prese da banche strategiche nazionali, difeso dall'avvocato Giovanni Tarquini, ha rilasciato solo brevi dichiarazioni spontanee.

"Chiarirò tutto quello che potrò chiarire. Voglio uscire" da questa brutta situazione e "tagliare con ambienti che non mi riguardano". E' in sintesi un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese, con le lacrime agli occhi, al gip di Milano Fabrizio Filice, da Giulio Cornelli, uno dei giovani tecnici informatici agli arresti domiciliari nell'indagine su una presunta rete di cyber-spie che avrebbe setacciato le banche dati riservate per rivendere le informazioni acquisite illegalmente. Cornelli, difeso dall'avvocato Giovanni Tarquini, si è formalmente avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha annunciato di voler spiegare al pm.

La stessa scelta è stata compiuta da Massimiliano Camponovo, difeso dal legale Roberto Pezzi. "Sono preoccupato, avevo percepito che dietro a questo sistema c'era qualcosa di oscuro", avrebbe dichiarato. Per questo "teme per la sua incolumità, per la sua famiglia". Avrebbe riferito in sostanza che a un certo punto sarebbe dovuto stare al suo posto: " mi passavano i dati e io facevo i report, eseguivo".

Il poliziotto Marco Malerba, accusato di aver passato dati riservati alla banda e destinatario di misura interdittiva della sospensione dal servizio, ha invece fatto alcune ammissioni: "Sì, facevo gli accessi abusivi per i dati, nell'ambito di un rapporto di scambio di favori", avrebbe detto l'indagato al giudice. Favori che, a suo dire, gli venivano richiesti "dal suo capo", ossia Carmine Gallo. Sotto interrogatorio è anche Giuliano Schiano, militare della Gdf della Dia di Lecce, anche lui sospeso con misura cautelare. 

In sostanza, Malerba, che era in servizio al commissariato di Rho-Pero, nel Milanese, prima di essere sospeso il 25 ottobre con misura cautelare, ha ammesso, rispondendo alle domande del giudice Fabrizio Filice, alla presenza anche del pm Francesco De Tommasi e difeso dal legale Pietro Romano, gli accessi abusivi alle banche dati, in particolare allo Sdi delle forze dell'ordine. E ha spiegato che Gallo, l'ex super poliziotto, "era il suo ex capo" e che quindi non sarebbe "riuscito a dire di no, nell'ambito di un rapporto di scambio di favori".

 Anche il militare della Gdf della Dia di Lecce, Giuliano Schiano, anche lui sospeso dal servizio con misura cautelare perché avrebbe passato dati riservati, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Verosimilmente alcuni arrestati e indagati si faranno interrogare nelle prossime settimane dal pm della Dda, guidata da Marcello Viola e Alessandra Dolci.

Non sono state ancora fissate, poi, le udienze al Tribunale del Riesame, al quale la Procura ha fatto ricorso per chiedere tredici custodie cautelari in carcere (anche per Gallo e Calamucci) e tre domiciliari, anche per Enrico Pazzali, l'autosospeso presidente di Fondazione Fiera Milano. 

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