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A Gonars commemorate le vittime del campo di internamento

A Gonars commemorate le vittime del campo di internamento

Dal '41 chiusi oppositori. Bordin, 'scusarsi è ammettere errori'

TRIESTE, 01 novembre 2024, 14:22

Redazione ANSA

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Sono state ricordate oggi a Gonars (Udine) le vittime del campo di internamento costruito alla fine del 1941 e utilizzato per rinchiudere i civili della Provincia italiana di Lubiana rastrellati dall'esercito italiano in quanto ritenuti potenziali oppositori dell'occupazione. Nell'area, come ricorda una nota diffusa da Acon, venivano chiuse anche 6mila persone contemporaneamente, il doppio delle capacità ricettive.
    Ne morirono di stenti e malattia circa 500, tra cui una settantina di neonati.
    Furono le autorità jugoslave nel 1973 - aggiunge la nota - a costruire nel cimitero cittadino un sacrario, dove in due cripte oggi giacciono i resti di oltre 400 tra sloveni e croati morti internati. Del campo invece non è rimasto più nulla, perché i materiali furono riciclati per altre costruzioni.
    "Nel nostro vocabolario, esiste un'espressione tanto semplice quanto potente, che è 'Chiedo scusa'. Che non significa cancellare il passato, ma chiedere scusa degli errori commessi e delle vittime innocenti causate. Oggi l'Italia è un Paese libero e democratico, che ha la forza e la voglia di riconoscere le azioni ignobili che segnano il suo passato", ha affermato il presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Mauro Bordin. "Oggi - ha aggiunto - Italia, Slovenia e Croazia sono tre Stati che dialogano, collaborano e si stimano reciprocamente. Giornate come questa sono la testimonianza di come si possa superare quanto di negativo è accaduto e creare condizioni di collaborazione".
    Il sindaco di Gonars, Ivan Diego Boemo, ha richiamato l'attenzione dei giovani, "affinché capiscano la storia e ne riconoscano gli errori"; sono seguite le riflessioni di Antonella Lestani, presidente dell'Anpi di Udine, della segretaria di Stato presso il ministero degli sloveni oltreconfine e nel mondo, Vesna Humar, e della console generale della Croazia a Trieste, Nevenka Grdinic.
   

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