È "grave la preoccupazione" dell'Anm per l'impatto di due misure: la reintroduzione del reclamo in Corte di appello contro i provvedimenti dei tribunali sui richiedenti asilo e l'emendamento al decreto flussi che attribuisce la competenza sulla convalida dei trattenimenti alle Corti di appello.
Lo indica un documento approvato dal Consiglio direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati, secondo cui il ritorno al doppio grado di merito sui richiedenti asilo "metterà in ginocchio le Corti territoriali. La definizione rapida dei processi d'appello sarà resa più difficoltosa in quanto dalle prime stime si prevede che le Corti saranno gravate da sopravvenienze di 30.000 procedimenti all'anno, da definire peraltro in tempi ristrettissimi".
"L'inserimento di un nuovo grado di impugnazione - aggiunge l'Anm - allungherà inoltre l'iter d'accertamento dello status dell'immigrato e determinerà il rischio di una permanenza maggiore in Italia di chi potrebbe non avere diritto a soggiornarvi". L'emendamento sulle convalide dei trattenimenti, poi, segnala ancora il documento, "aggraverà la situazione organizzativa delle Corti di appello, che saranno chiamate, per decisione che appare priva di ragionevolezza, a svolgere, senza corrispondenti aumenti dell'organico, le attribuzioni che fino ad oggi sono di competenza, per ovvia coerenza sistematica, delle sezioni specializzate dei Tribunali. Non è dato comprendere il senso dello spostamento di competenza: quel che può ipotizzarsi è che sia conseguenza delle decisioni assunte da alcune sezioni specializzate ed aspramente criticate da vari esponenti politici".
Il Comitato direttivo centrale invita quindi "il ministro della Giustizia ad adoperarsi per scongiurare il rischio di un irragionevole aggravamento della già fragile struttura organizzativa delle Corti di appello, al fine di non condannare al fallimento lo straordinario impegno degli uffici giudiziari per il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr".
"Nell'ultimo periodo abbiamo assistito da parte di una certa politica ad attacchi sempre più frequenti a provvedimenti resi da magistrati italiani nell'esercizio delle loro funzioni giurisdizionali, criticati non per il loro contenuto tecnico-giuridico, ma perché sgraditi all'indirizzo politico della maggioranza governativa", evidenzia il documento che invita "ogni attore politico al rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri e di autonomia e indipendenza dell'ordine giurisdizionale". Copia della delibera sarà trasmessa "al Csm per le valutazioni dell'organo di governo autonomo e per le conseguenti iniziative a tutela della indipendenza e dell'autonomia della magistratura" ed al Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti, dopo "il linciaggio mediatico cui un certo giornalismo si è prestato ha colpito i giudici e la loro naturale tensione a decidere liberi dalle proprie convinzioni e passioni: scrutare la vita delle persone, riportando le loro vicende intime, del tutto prive di rilevanza pubblica, è condotta non in linea con l'etica giornalistica".
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