"In questi giorni si sta discutendo sul dovere di astensione dei magistrati e posso dire in termini molto generali che un magistrato ha il dovere di astenersi non soltanto nelle ipotesi tassativamente previste dai codici, ma anche quando un buon senso di responsabilità e deontologia gli fa capire che si è espresso in un determinato settore in un certo momento è bene che non si pronunci nel provvedimento giurisdizionale sul medesimo oggetto". Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alla trasmissione tv della Rai XXI Secolo.
Sulla stretta ai commenti delle toghe "capisco il senso indicato nel preambolo del decreto legge - ha detto Giuseppe Santalucia, presidente Anm -, ma quella norma andrebbe scritta meglio per evitare che possa andare a regolare casi che non sono nel fuoco della previsione di regolazione". "Ma una volta che è stato abolito l'abuso d'ufficio e quindi la norma che prevedeva in generale un dovere di astensione nei casi di conflitto di interessi, si pone il problema di ripristinare una norma generale sul conflitto di interessi per i magistrati. Ma il conflitto di interessi - spiega - non riguarda la libertà di parola e la possibilità di intervenire nel pubblico dibattito. È un'altra questione, molto tecnica. Il pericolo che possa essere letta in maniera allargata c'è e quindi va scritta meglio".
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