La voce di padre Bahajat Karakach arriva via whatsapp serena, dopo le celebrazioni della prima domenica d'Avvento, il periodo liturgico che conduce al Natale, particolarmente sentito dai cristiani di tutto il mondo. Ma allo stesso tempo i messaggi sono rapidi: "Mi scuso ma siamo davvero molto impegnati in questa situazione", dice all'ANSA il superiore dei francescani, chiuso con i confratelli nel convento a causa del coprifuoco. "Già da ieri pomeriggio il movimento nelle strade era al minimo". Aleppo dunque è abbastanza deserta ma per motivi urgenti si può circolare. "Io sono dovuto uscire - racconta p. Bahajat, che è il delegato della Custodia di Terrasanta in Siria e parroco di rito latino ad Aleppo - per accompagnare una mia parrocchiana anziana all'ospedale, ho incontrato alcune persone che andavano a trovare i loro cari anziani, nessuno gli dava fastidio per le strade".
Sui beni di prima necessità cominciano ad esserci i primi problemi: "Paradossalmente la corrente elettrica c'è per lunghe ore al giorno e durante la notte, però abbiamo un problema riguardo all'acqua perché comincia a scarseggiare. Ad ogni modo la città è ancora paralizzata perché i servizi pubblici e le istituzioni sono sospese". Il cibo ancora non manca ma si guarda di ora in ora a quello che potrebbe accadere: "Alcuni punti di distribuzione hanno fornito del pane alla gente. La nostra mensa per i poveri è rimasta sospesa ieri ed oggi perché non è ancora chiaro - spiega il francescano - come sarà possibile procurarci il gas da cucina senza il quale ovviamente non si può far nulla. Ciò nonostante il nostro panificio al Terra Santa College funziona e stiamo distribuendo pane alla gente".
La situazione resta molto tesa e "alcuni spari e bombardamenti si sentono ogni tanto". Quello che però ha spinto la gente nelle prime ore di ieri alla fuga è il timore di ripiombare nei drammatici momenti di una delle guerre più lunghe e devastanti che il Medio Oriente ha vissuto nei tempi recenti.
"La gente ha paura che Aleppo sia di nuovo uno scenario di una battaglia feroce. E' questo che spinge molti a cercare di uscire dalla città, ma le notizie che arrivano dall'unica strada rimasta che collega la città al resto del Paese non sono per nulla rassicuranti: nel migliore dei casi il viaggio è lunghissimo, alcuni sono rimasti bloccati per più di 24 ore...
nel freddo del deserto in una strada completamente priva di servizi di ogni genere". "Alcuni sono rimasti in città controvoglia ma altri l'hanno invece scelto deliberatamente, con la speranza che le cose miglioreranno".
I frati francescani, che sono in queste terre da oltre otto secoli, quando lo stesso San Francesco istituì un presidio di confratelli in Terra Santa, non hanno mai lasciato né Aleppo né la Siria; non l'hanno fatto neanche negli anni più difficili dell'ultimo conflitto. "Noi pastori continuiamo a restare accanto al nostro popolo seminando la speranza che proviene dalla nostra fede, soprattutto in questo Avvento che è il tempo di speranza per eccellenza", dice senza esitazioni padre Bahajat.
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