Anche davanti ai giudici ha ribadito quello che aveva già detto nei giorni successivi alla polemica: "i documenti ricevuti dall'amministrazione penitenziaria su Cospito non erano segreti e potevano essere divulgati".
Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, respinge l'accusa di rivelazione del segreto d'ufficio, reato per il quale è sotto processo a Roma in seguito alle informazioni che girò al collega di partito Andrea Donzelli e che vennero poi diffuse in Parlamento dallo stesso deputato di Fratelli d'Italia e vice presidente del Copasir.
La vicenda risale al 31 gennaio 2023 quando Donzelli alla Camera riportò alcune informazioni riservate su Alfredo Cospito, il detenuto al 41 bis per il quale in quel periodo si aprì un acceso dibattito politico sulla necessità o meno di mantenere il carcere duro. In quell'occasione il responsabile nazionale di FdI, sentito anche lui dai magistrati lo scorso settembre come testimone, parlò di alcuni colloqui che l'anarchico torinese ebbe nel carcere di Sassari, dove era detenuto. Interrogato sul fatto ammise di aver ricevuto quelle informazioni dal collega di partito Andrea Delmastro. Il sottosegretario, con delega al Dap, si difese spiegando di aver girato sì le informazioni a Donzelli ma che si trattava di documenti non riservati. Una linea ripetuta anche oggi davanti ai pm di piazzale Clodio che indagano sulla vicenda nata da un esposto presentato dal deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli.
"Se un documento mi arriva senza classificazione io lo posso utilizzare, se arriva classificato io invece non posso utilizzarlo e quindi resto muto", sono state le sue parole in aula. "Ho iniziato a interessarmi della vicenda - ha aggiunto davanti ai giudici dell'ottava sezione collegiale di Roma - perché un certo mondo giornalistico e culturale spingeva per la revoca del ministro del 41 bis a Cospito. Si trattava di un caso molto discusso e io ritenni, atteso che la domanda di revoca era al ministro, di assumere ogni informazione per verificare che il governo potesse esaminare la domanda di Cospito". Delmastro ha aggiunto che è stata una sua "iniziativa, ma in Parlamento ne parlai con il ministro, con gli altri sottosegretari e al governo". Dopodiché "la richiesta a voce e per mail al capo del Dap era invece una mia autonoma iniziativa", ricostruisce Delmastro in aula rispondendo alle domande del pubblico ministero. "Le informazioni mi arrivarono via mail dall'allora capo del Dap Giovanni Russo: si trattava di una sintesi del Nic ma io ho chiesto l'integrale e mi sono arrivate così le relazioni Nic e Gom con la dicitura 'limitata divulgazione' - le sue parole -. Ho chiesto allora cosa fosse questa dicitura che non conoscevo. A me è stato detto che la limitata divulgazione riguardava solo l'ufficio del Dap ed era nata quando era a capo Francesco Basentini: si trattava di una circolare per evitare che le risposte chieste dal ministro arrivassero prima ai giornali che al ministro".
Durante il processo, Delmastro ha ricostruito anche i momenti in cui trasferì le informazioni a Donzelli, durante un incontro in Transatlantico. "Gli dissi le date dei colloqui in carcere tra Cospito ed esponenti della criminalità - ha spiegato - e gli riportai quelle che a mia memoria erano le frasi più salienti, rilevanti e agghiaccianti. Erano dati non classificati, 'non coperti'".
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