Ad Ancona accolto il ricorso di una donna contro il riconoscimento del divorzio per ripudio islamico presentato dal marito al Comune di Ancona.
La decisione è della Corte d'appello che ha ordinato al Comune la cancellazione della registrazione della relativa annotazione.
L'istanza della donna,
residente in provincia, chiedeva di cancellare il divorzio per
ripudio islamico, avvenuto all'estero, e annotato nel registro
anagrafico dal Comune di Ancona , secondo i legali della
richiedente, senza alcun controllo. Il Comune si era opposto
alla cancellazione, rivendicando la legittimità del proprio
operato.
La Corte ha invece accolto le argomentazioni dei legali della
donna, gli avvocati Andrea Nobili e Bernardo Becci di Ancona,
che avevano evidenziato "l'irricevibilità nel nostro ordinamento
di un provvedimento oscurantista, perché contrario all'ordine
pubblico, in quanto discriminatorio e in violazione del
principio di parità difensiva tra uomo e donna.
"Si tratta - osservano i legali - di una delle prime pronunce
di tal genere in Italia, che apre le porte a una riflessione
sulla compatibilità di regole appartenenti ad altre culture con
i valori della nostra civiltà giuridica". La donna ha accolto la
decisione con commozione, perché come aveva avuto modo di
affermare, la sua era una battaglia in nome di tante donne
oppresse da un vero patriarcato.
Anche i suoi legali esprimono grande soddisfazione perché,
affermano, "la Corte di Appello ha fatto giustizia di una
situazione intollerabile e, a tutela del rispetto di diritti
fondamentali, ha messo dei punti fermi di cui gli enti locali
non potranno non tenere conto".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA