(di Silvia Lambertucci)
"Con Padre Padrone è stato un incontro
con il mondo, ci siamo sentiti accomunati da questa storia",
Vittorio Taviani, sempre a fianco all'inseparabile fratello
Paolo, ricordava così poco più di un anno fa il lavoro per il
film che aveva segnato il primo grande successo della loro
carriera, Palma d'Oro a Cannes nel 1977. "Quella vicenda
l'abbiamo conosciuta da un articolo di giornale prima che dal
libro e ci è sembrata subito una storia bella, una storia da
fare", spiegava intervistato dal Sergio Naitza autore di "Dalla
quercia alla palma. I 40 anni di Padre padrone", un docu
backstage del fortunato film che vede i protagonisti, dai
registi agli attori, fino alle comparse e alle maestranze
tecniche tornare nelle campagne sarde dove il film è stato
girato più di quarant'anni fa.
Luoghi "trovati per caso" rivela nell'intervista Paolo,
"perché eravamo partiti per la Sardegna alla ricerca del set e
non lo avevamo trovato. L'illuminazione ci è arrivata alla fine,
quando ormai stavamo ripartendo, eravamo in macchina a pochi
minuti dall'aeroporto, guardammo fuori dal finestrino e fu
allora che ci capitò di vedere finalmente qualcosa che ci
interessava. Ci fermammo, avevamo trovato il paesaggio di Padre
Padrone".
Presentato a novembre 2017 alla Festa del Cinema di Roma, il
documentario di Naitza, prodotto da Karel, è tutto un
susseguirsi di immagini, di accostamenti tra le scene del film e
i paesaggi di oggi, i protagonisti, dai bambini alla maestrina,
dal giovane pastore all'incredibile Omero Antonutti nella parte
del feroce padre padrone, che si ritrovano invecchiati a decenni
di distanza: "Dopo quel film, che pure ebbe un successo
incredibile fini' che non potei lavorare per due anni di
seguito - confessa oggi Antonutti, la coppola calcata in testa,
gli occhi emozionati nel ritrovare i prati, le pietre, i
paesaggi di quell'incredibile set - il pubblico italiano pensava
davvero che io fossi un pastore sardo".
Alternati con i loro attori e collaboratori, Vittorio e Paolo,
che proprio in occasione di quel documentario hanno potuto
riabbracciare Gavino Ledda, il giovane pastore protagonista
della storia e poi autore del libro che fece epoca, si lasciano
andare a racconti, inanellando piccoli e grandi episodi,
sorridono, sempre pronti a completarsi l'uno con l'altro anche
nei ricordi. E Ledda oggi, alla notizia della scomparsa di
Vittorio si commuove: "Ho perso un amico", dice, "una persona
generosa, appassionata, affettuosa, colta. Con la quale era un
piacere chiacchierare di qualsiasi argomento, dal cinema alla
musica". Anche Naitza è turbato. "Quando stavano girando Dalla
quercia alla palma- racconta - Vittorio era già fortemente
debilitato nel fisico. Ha affrontato dei sacrifici per portare
la sua testimonianza sul set di Padre padrone, ma ha voluto
farlo tenacemente, regalandoci anche particolari inediti. Quando
finalmente vide il documentario, telefonò subito e con voce
commossa ringraziò per avergli restituito il senso di
quell'avventura umana e artistica in terra sarda. Luoghi ai
quali per tutta la vita si è sentito intimamente legato".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA