Il rapporto di Carlo Delle Piane con Pupi Avati non era partito subito bene, come ricorda lo stesso regista raggiunto telefonicamente dall'ANSA, ma poi tra loro fu grande amicizia. E questo anche perché Delle Piane aveva quel background difficile e doloroso come capita ai grandi attori ed era comunque uno degli ultimi "della grande tradizione cinematografia italiana".
"All'inizio - dice Avati ricordando l'attore scomparso venerdì e di cui lunedì 26 agosto si svolgeranno i funerali alla Chiesa degli artisti a Roma - avevo un rifiuto verso di lui perché era considerato un attore di cinema minore, protagonista di film di terza categoria. Era di fatto decaduto rispetto ai film importanti con i quali aveva iniziato. Ma mio fratello Antonio, che era suo grande amico, insisteva che dovessi farlo lavorare perché era una persona sensibile e colta e così decisi di prenderlo per Gita scolastica nel 1983 - ricorda Avati di quel primo film da protagonista di Delle Piane dopo il loro incontro nel '77 per Tutti defunti tranne i morti - Lì dimostrò grandissima sensibilità e bravura col suo sorriso amaro, il naso storto e gli occhi sbarrati". E continua Avati: "Delle Piane aveva insomma tantissimo da dare, ma non sempre riusciva ad esprimere questo suo potenziale.
grandi attori sono quelli che hanno sofferto e lui aveva questo background difficile e doloroso mai messo davvero in campo. Mi ricordo che allora anche il produttore non lo voleva per 'Gita scolastica', ma alla fine si può dire che il successo del film fu dovuto in massima parte proprio a lui. Ed è anche il film che meglio lo rappresenta con quel suo senso di inadeguatezza e quella sua timidezza. Da lì nacque un sodalizio e un'amicizia profonda".
In cosa era davvero bravo? "Nella cosiddetta sotto-recitazione, quella che gli americani chiamano underacting. Ad esempio - continua il regista in sala con l'ultimo film Il signor Diavolo - nel personaggio dell'avvocato Santelia in 'Regalo di Natale', riesce ad essere impassibile, a non muovere un muscolo della faccia. Sono quelli io chiamo attori portatori di verità".
Pupi Avati e il fratello Antonio lo avevano visto solo una settimana fa "e in quell'occasione - dice Pupi - gli ho promesso di fare insieme un altro film anche se sapevo che non sarebbe stato possibile viste le sue condizioni".
Il rapporto tra Avati e Delle Piane a un certo punto si interruppe "perché Carlo voleva fare solo film da protagonista e io non potevo offrirglielo. Anche per questo è caduto forse in un certo isolamento nell'ambiente. Quando quattro mesi fa ha festeggiato poi i settant'anni di carriera non c'era nessuno del mondo cinema e questo mi è dispiaciuto molto perché lui resta uno degli ultimi della grande tradizione cinematografica italiana".
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