Amadeus non lascia. Dopo l'alt del ministro Franceschini alla presenza di qualsiasi tipo di pubblico all'Ariston, che lo avrebbe spinto a fare un passo indietro, il direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo ha maturato in queste ore la decisione di andare avanti. Resta convinto che la platea vuota possa penalizzare lo spettacolo, ma si rimetterà alle decisioni che prenderanno la Rai e il Comitato tecnico scientifico.
Intanto scoppia il caso Fedez: il rapper, atteso in gara all'Ariston con Francesca Michielin con il brano Chiamami per nome, posta un video su Instagram in cui si sente un breve frammento della canzone, con Lello e Chiara che ballano sullo sfondo. Post subito rimosso ma già condiviso su YouTube, poi cancellato anche dalla piattaforma video. In base al regolamento, i pezzi in gara all'Ariston devono essere inediti, pena l'esclusione: la Rai e la direzione artistica sono già al lavoro per le verifiche del caso e si riservano di procedere nei prossimi giorni.
A Viale Mazzini si lavora al protocollo organizzativo e sanitario che garantisca la sicurezza di staff, artisti, maestranze, puntando a mediare tra le indicazioni del governo e quelle degli esperti: un documento con la riorganizzazione dell'Ariston e degli spazi connessi che all'inizio della prossima settimana sarà sottoposto al Cts, in attesa di una risposta che dovrebbe arrivare dopo alcuni giorni. Alla base del progetto del festival c'è stata finora l'idea di un grande evento in un teatro che si può assimilare a uno studio televisivo dove - come chiariscono anche le Faq pubblicate sul sito di Palazzo Chigi - la presenza del pubblico è ammessa, come peraltro accade in diversi show della Rai e della concorrenza. Di qui il proposito di aprire una parte della platea a 380 figuranti, tamponati e contrattualizzati, con la galleria invece chiusa. Ma se - dopo lo stop del governo - gli esperti dovessero dire no anche a questa soluzione per ridurre i rischi di contagio, Amadeus è pronto ad adeguarsi.
Dopo giornate di tensione, di amarezza, di sensazione di isolamento, a mente lucida è prevalso nel conduttore e direttore artistico il senso di responsabilità per il proprio ruolo: far saltare Sanremo significherebbe mettere in seria difficoltà tutti coloro che ci lavorano, l'industria discografica che confida in una spinta per la ripartenza, gli artisti che sperano nella vetrina dell'Ariston dopo un anno eventi e live annullati, l'impegno dello sponsor Tim, la Rai stessa che grazie al festival lo scorso anno ha messo in cassa oltre 37 milioni di ricavi pubblicitari.
Per ricucire lo strappo si sarebbe messa in moto anche la diplomazia di Viale Mazzini, dal vertice aziendale a Rai1. Del resto sono giorni di continue riunioni, con il direttore dell'ammiraglia Stefano Coletta e con lo stesso ad Fabrizio Salini: obiettivo, realizzare Sanremo in sicurezza, grazie al gioco di squadra e alla coesione di tutti, compresi il mondo delle istituzioni e della cultura su cui la Rai continua a investire. L'attenzione è rivolta anche al mondo del teatro: allo studio ci sono cinque collegamenti con altrettanti palcoscenici italiani - dalla Fenice di Venezia alla Scala di Milano, al San Carlo di Napoli, come spiega 'Repubblica' - per 'riaccendere' dal festival uno dei settori più colpiti dalle chiusure e che in questi giorni si è schierato compatto con Franceschini.
"L'Ariston è un teatro e come tutti gli altri è sottoposto alle limitazioni imposte dalla pandemia", sottolinea Mogol. "Viviamo un periodo difficile e nessuno deve essere messo a rischio. Le regole devono essere uguali per tutti, non servono certo forzature", avverte il presidente della Siae. Ma c'è anche chi, come Fiorella Mannoia, ricorda che "Sanremo mette in moto una macchina enorme, è industria che crea lavoro" e dunque "bisogna stare attenti a dire 'lo rimandiamo' o 'se non si fa è uguale'. Non so perché nella scala della cultura noi siamo sempre visti come fanalino di coda".
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