(di Silvia Lambertucci)
"Da un anno siamo in trincea, i dati
che pubblichiamo oggi io li vedo così, come un bollettino di
guerra. E sperare in un futuro migliore non basta, perché anche
ripartire per lo spettacolo non sarà per nulla facile". Una vita
spesa nella gestione dei problemi del cinema e dello spettacolo
dal vivo, il dg Siae Gaetano Blandini non ce la fa stavolta a
non vedere nero. Perché se è vero che i dati 2020 certificano
una crisi senza precedenti per l'industria culturale italiana,
dal teatro alla musica, dal cinema alle mostre, le discoteche i
piano bar, i circhi, è vero pure che la ripresa è ancora lontana
e che tanti mesi di serrande abbassate e di sipari chiusi hanno
cambiato le cose e pure le abitudini del pubblico. "Inutile
illuderci, cambierà tutta la filiera, cambierà la fruizione -
spiega il manager in una conversazione con l'ANSA - e noi questo
cambiamento dobbiamo capirlo e reinventarci: dobbiamo studiare
come e farlo subito, perché siamo già in ritardo". La Siae si
sta attrezzando, anticipa, "il mese prossimo contiamo di aprire
una nuova struttura di innovazione e strategie". Ma è un sforzo
che il settore chiede anche al nuovo governo. "I ristori hanno
fatto bene e sono importanti, però non bastano - dice Blandini-
servono fondi, ma anche tavoli per capire come investire su
nuovi modelli di fruizione culturale che sicuramente ci
saranno". Un compito da affrontare subito, ribadisce, perché
l'industria culturale in Italia "è una delle prime forze del
Paese, merita pari dignità rispetto al turismo". E le migliaia
di lavoratori del comparto devono essere aiutati, in termini
economici, ma anche di riqualificazione. Il dg Siae cita
l'esempio dei concerti live, tra i più colpiti dalle conseguenze
della pandemia: "è un settore che dava lavoro a migliaia e
migliaia di persone e che ora è fermo da mesi, per loro la
ripartenza è anche più lontana". Nel disastro generale ci sono
comparti più indietro di altri: "il cinema per esempio soffre,
sconta il dramma delle sale chiuse. Ma ha comunque ripreso un
po' a lavorare, si organizzano set in sicurezza, le produzioni
stanno ripartendo". Il teatro invece no, "tutto lo spettacolo
dal vivo è drammaticamente fermo". Come i concerti. "E se i
grandi nomi hanno la forza per resistere - argomenta Blandini -
non possiamo pensare altrettanto dei quasi 90 mila nostri
associati che vivevano cantando e suonando nelle piazze e nei
piccoli teatri: nel solo 2019 la Siae ha raccolto da questi
concerti 390 milioni di euro, cosa ne sarà di tutto questo
lavoro e di tutte queste persone se non troveremo un modo per
reinventarci?"
Da qui una dichiarazione di intenti che è anche un appello al
neonato esecutivo: "come Società Italiana degli Autori e degli
Editori è nostro preciso dovere assicurare che venga fatto tutto
il possibile affinché il patrimonio artistico e culturale che
contribuisce sensibilmente alla crescita economica del nostro
Paese riceva la giusta attenzione in termini di strategie ,
programmazione e sostegno finanziario". Per conquistare il
futuro, conclude il dg, servono "investimenti strutturali e
progetti che consentano ai lavoratori del settore oltre che alle
aziende, di affrontare l'inevitabile cambiamento. Senza farsi
travolgere".
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