Il 3 luglio di cinquant'anni fa, a Parigi, moriva Jim Morrison.
Aveva 27 anni. La stessa eta' di Jimi Hendrix, che era morto nel settembre dell'anno prima, e un anno in piu' di Janis Joplin, morta in ottobre, sempre del 1970.
La triade maledetta del rock'n'roll. La verita' definitiva e' conosciuta solo sulla morte della povera Janis, fulminata da un'overdose di eroina. Attorno a quelle di Hendrix e Morrison si continua a discutere: qualcuno ritiene addirittura che, come d'altra parte si dice di Elvis, l'ex cantante dei Doors sia ancora vivo.
Morrison e' stato trovato cadavere nell'appartamento che divideva con Pamela Courson, la sua compagna storica, nonche' erede unica. All'epoca non fu effettuata l'autopsia. La Courson e' morta di overdose tre anni dopo Jim, portandosi dietro i segreti sull'ultima notte del Re Lucertola che e' stato seppellito al Pere Lachaise, il cimitero degli artisti di Parigi. La sua tomba continua a essere uno dei luoghi piu' visitati della citta' e oggi e' transennata per contenere gli eccessi dei fan.
I 50 anni trascorsi, se e' possibile, hanno ulteriormente rafforzato il mito di una delle icone piu' potenti della storia della musica popolare. Un fenomeno impressionante, se si pensa che i Doors si sono formati nel 1965 e che il primo disco e' uscito nel 1967, l'ultimo con Morrison nel '71. Complessivamente hanno inciso sei album di studio e un live leggendario: ma il mito Morrison continua a rimanere intaccato.
Non si possono comprendere le ragioni di questo mito se non si parte dalla Los Angeles degli anni '60, laboratorio di idee, musica e sperimentazioni sociali nonche' chimico-lisergiche che ha offerto all'allora studente di cinema il terreno ideale per sviluppare la sua complessa personalita'.
Jim era il figlio di un ufficiale della marina, poi diventato ammiraglio che, tanto per chiarire, sconsiglio' al figlio di continuare la carriera di cantante dopo aver ascoltato il suo primo disco. Non e' un caso che i suoi rapporti con la famiglia furono azzerati. Appassionato di cinema, ma anche fan accanito di Elvis e Sinatra, lettore avido di Rimbaud e Baudelaire, di William Blake, dei Beat (e' stato amico personale di Michael McClure), Celine, Nietzsche, ammiratore di Artaud e studioso di psicologia e dei miti degli Indiani d'America, Morrison riusci' a trasferire questo articolato universo culturale nella figura di uno dei piu' sfrontati frontman della storia.
Non va dimenticato che proprio in quegli anni il rock stava assumendo una nuova fisionomia: si era esaurita la fase eroica dei padri fondatori e, sotto la spinta della British Invasion, nasceva una nuova espressione musicale, che porta dritto alla musica di oggi. Bellissimo, inventore di un look - pantaloni di pelle, camicia aperta, cinturone con borchie, collane e Ray Ban a specchio - che e' diventato 'il look' definitivo di certo rock, Morrison in fondo e' stato il primo frontman a portare sul palco il misticismo dello 'sregolamento dei sensi'. Sarebbe sufficiente raccontare che e' stato guardando un concerto dei Doors che Iggy Pop e' stato fulminato sulla via del rock'n'roll per riassumere l'effetto dirompente della sua presenza. Se dunque da subito Jim Morrison e' diventato un simbolo della reazione dell'universo giovanile alle istituzioni, non si puo' dimenticare la miracolosa simbiosi tra la sua voce e la sua personalita' e la musica dei Doors, una della band piu' influenti e originali della storia. E' anche per questo che dopo 50 anni il mito del re Lucertola e' ancora cosi' vivo.
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