Per l'uso del colore e la forza del tratto, il Seminatore di van Gogh, esposto in queste settimane a Roma nella mostra dedicata al pittore organizzata a Palazzo Bonaparte da Arthemisia e oggi imbrattato da tre attiviste del movimento ecologista 'Ultima Generazione' con della minestra di verdure, costituisce senza dubbio uno dei lavori maggiormente rappresentativi dell'evoluzione stilistica dell'artista olandese.
La tela venne realizzata ad Arles nel 1888 e rivela l'approdo per van Gogh a un uso simbolico, quasi metafisico del colore: dopo il periodo olandese, dominato dal racconto della terra e del lavoro dei contadini con colori scuri e un realismo anche molto duro, e quello parigino, dove la periferia della città lo irretisce e il confronto con pittori come Signac, Seurat e Gauguin lo spinge a elaborare un nuovo linguaggio, con inediti accostamenti cromatici, è nella luce e nel calore del Sud della Francia che il pittore sceglie una nuova libertà espressiva.
Come appare evidente nel Seminatore, in cui la scena si svolge in un paesaggio agreste, con un contadino intento nella semina dei campi, la natura nella sua vitalità luminosa diviene protagonista: lo spazio viene definito da un colore audace (il cielo tinto di un giallo carico e il campo striato di venature azzurre, blu e viola) e ogni forma si colloca sulla tela senza un disegno preciso. Come spiega lo stesso van Gogh al fratello Theo in una lettera del 1888, "invece di cercare di riprodurre fedelmente ciò che ho davanti agli occhi, mi servo del colore in maniera più arbitraria, per esprimermi con maggiore forza".
La mostra di Palazzo Bonaparte, in programma fino al 26 marzo 2023, presenta ben 50 capolavori tutti provenienti dal Museo Kröller-Müller di Otterlo. A cura di Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, il percorso espositivo segue passo passo ogni fase dell'intensa (seppur breve, solo una decina di anni) carriera del genio olandese. Esposti al pubblico non solo pezzi universalmente noti (come per esempio l'Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, qui nella sua prima uscita pubblica dopo il restauro fatto a Otterlo), ma anche opere viste raramente, tra cui pregevoli disegni e lavori su carta di rado usciti dal museo olandese.
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