''Con l' orchestra e il coro abbiamo mostrato grinta e continuità affrontando sempre con prontezza e con la voglia di fare bene ogni repertorio, da Bach a Bernstein, Verdi e Rachmaninoff alla musica contemporanea.Il mio sviluppo personale è andato di pari passo con l' orchestra, siamo cresciuti insieme''. Antonio Pappano dopo 18 anni chiude la sua avventura con Santa Cecilia, un viaggio fatto di più di 700 concerti, 34 dischi, 208 serate in tournée nelle sale e nei festival più importanti del mondo. Per il suoi ultimi tre appuntamenti da direttore musicale che lo vedranno dal 13 aprile sul podio dell' Auditorium Parco della Musica di Roma ha scelto come brano conclusivo la decima sinfonia di Shostakovic. ''E' il primo brano che ho diretto con questa orchestra il 28 aprile 2002. Quindi chiudiamo un cerchio. È un momento molto emozionante per me, vi ringrazio per tutto il vostro calore'', ha detto in un video destinato al suo ''caro pubblico'', come lo ha sempre chiamato prima dei suoi concerti. Dalla prossima stagione Sir Tony sarà direttore principale della London Symphony orchestra ma resterà legato alla Fondazione musicale romana come Direttore Emerito. ''E' un buon esempio di un 'Programma Pappano' ''- ha detto il maestro angloitaliano spiegando il suo saluto a Roma: un brano nuovo del compositore italiano contemporaneo Claudio Ambrosini, qualcosa che ha un significato drammaturgico vista l' occasione come le quattro ultime canzoni di Richard Strauss e il grande pezzo di Shostakovic rappresentativo del '900 Shostakovic. ''Di natura sono eclettico nei miei gusti - ha detto il maestro -. In questo modo l' orchestra è pronta a fare qualsiasi cosa. In questo programma l' orchestra si deve reinventare per ogni pezzo, cambiare da un momento all'altro''.
Proprio con questo suo lavoro Pappano ha portato l' orchestra ceciliana nella rosa delle migliori compagini del mondo, ma non dà peso alle classifiche. 'Se l' orchestra suona bene ogni volta io sono contento - dice - ma per farlo ci vogliono sacrifici e una concentrazione pazzesca, soprattutto ora in cui tutto va molto veloce. Oggi è più difficile di un tempo. Quando ho diretto la prima volta l' orchestra di Santa Cecilia dopo due note ho sentito che c' era feeling, si è stabilito subito questo meccanismo chimico e così è andata''.
Che cosa porta via da Roma? ''Gli incontri, le amicizie che ho fatto, la generosità di tante persone nei confronti miei e di mia moglie. E il grande ricordo di una città che è tra i gioielli del mondo. Mi sono concentrato molto sul lavoro trascurando la conoscenza approfondita di Roma. Ho fatto delle scelte ma non sono ancora morto e Roma continuerà ad essere nella mia vita. Da direttore emerito tornerò con più libertà, libero dalle questioni amministrative''. Maestro che differenza c' è tra le orchestre inglesi e italiane? ''Lì sono concentrati su uno, massimo due concerti ogni volta e quindi sono più veloci. Qui sono irriconoscibili, prima non avevano questa velocità. Con l' orchestra inglese il suono lo devi creare, qui c' è già il fiuto per i colori e la creatività. Io l' orecchio italiano ce l' ho e in questi anni l' ho portato in Inghilterra e viceversa''. Il futuro di Pappano a Santa Cecilia prevede nella prossima stagione la preparazione dei concerti in programma a Salisburgo e nel 2025 una permanenza nella capitale di una settimana. Ora, però, lo aspetta un momento particolare, la cerimonia a Londra per l'incoronazione del Re. ''E' un programma enorme - dice sir Tony - dirigo per più di un' ora.
Sarò impegnato in cinque pezzi nuovi tradizionali di autori inglesi. Re Carlo ha scelto il programma nella sua interezza.
Pezzi con coro, organo, orchestra, fanfare, sarà una sfida impegnativa. Essere stato scelto è una cosa molto bella. Per Carlo avevo già diretto in occasione dei suoi 70 anni. Essere stato scelto è una cosa molto bella''.
''Oggi - osserva - internamente sono un direttore più bravo di quanto ero prima. La cosa che mi è costata molto è convincere l' orchestra su come vendere un pezzo contemporaneo, catturare l' attenzione degli orchestrali prima di quella del pubblico. Cercare i colori e una drammaturgia che puoi anche inventare è stato un lavoro impegnativo che ha dato i suoi frutti. L' orchestra ha capito che qualcuno può trasformare il confronto con la musica moderna in una esperienza non troppo faticosa''.
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