Prima Ghali che risponde all'ambasciatore israeliano, poi Dargen D'Amico che cerca di sintetizzare un discorso sul valore economico dei migranti interrotto per mancanza di tempo, infine la lettura del comunicato dell'amministratore delegato Roberto Sergio sui titoli di coda. Sono questi i tre episodi di ieri a Domenica in che hanno scatenato le dure critiche dei social a Mara Venier.
L'amata conduttrice cerca di dare spazio alla musica dal palco dell'Ariston, ma si sente messa in difficoltà dalle domande dei giornalisti presenti che non possono certo ignorare l'attualità. È un giornalista che chiede a Ghali di rispondere alle critiche dell'ambasciatore israeliano, quando l'artista dice: ''Ho sempre parlato di questi temi da quando sono bambino.
Non dal 7 ottobre. Mi dispiace che abbia risposto in questo modo, c'erano tante cose da dire. Ma per cosa altro avrei dovuto usare questo palco? Io sono un musicista prima di salire su questo palco: ho sempre parlato di questo fin da quando sono bambino''. Qui Mara Venier sottolinea: ''siamo tutti per la pace su questo non ci sono dubbi''.
Poi arriva il turno di Dargen D'Amico chiamato a parlare di immigrazione, tema della sua canzone: "I soldi dei versamenti del lavoro dei cittadini stranieri nella case della previdenza italiana è più alto di quelli spesi per l'accoglienza", dice ma viene interrotto da Mara. "Qui è una festa, ci vorrebbe troppo tempo per affrontare determinate tematiche. Qui - spiega la conduttrice - stiamo parlando di musica è difficile dire in tre parole tutto questo. Sono domande che voi fate a cui bisognerebbe rispondere in modo dettagliato. Noi il tempo non ce l'abbiamo dobbiamo far cantare tutti". Scuse reciproche ma poi quando il cantante saluta in sottofondo si sente la conduttrice che continua a parlare con i giornalisti dicendo: "mettete in imbarazzo me, non vi faccio parlare più, perchè non è questo il posto per dire alcune cose".
Infine a chiusura del programma Mara Venier legge il comunicato della risposta ufficiale dell'amministratore delegato della Rai Roberto Sergio all'ambasciatore, la posizione dell'azienda sulla vicenda Ghali-Israele. "Parole che ovviamente condividiamo tutti", chiosa Venier.
In particolare ad innescare la polemica nella serata finale del festival è una frase, 'Stop al genocidio', pronunciata da Ghali. Ma quello dell'artista non è stato l'unico appello sul palco dell'Ariston nei giorni del festival, dove bandiere palestinesi e cartelli che inneggiano allo stop al genocidio e invitano al cessate il fuoco sono apparsi anche tra il pubblico durante l'esibizione di Tedua, in collegamento dalla nave al largo di Sanremo. "Basta sangue, basta guerre. Pace!", ha detto Eros Ramazzotti. Ben due volte è tornato sul tema invece Dargen D'Amico con un appello al cessate il fuoco: "Ci sono bambini sotto le bombe, senza acqua senza cibo. Il nostro silenzio è corresponsabilità". Appello condiviso da Diodato. "Il sole della cultura è l'ultimo spiraglio di luce prima del buio", ha sottolineato Edoardo Leo. "Viva la musica, viva la libertà, viva la pace", ha chiosato Giuliano Sangiorgi nell'ultima sera quando gli appelli si sono moltiplicati. "Viva le differenze e la libertà di pensiero sempre e comunque", ha sintetizzato Mahmood.
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