Ha rivoluzionato il mondo della fotografia, ha scandalizzato e fatto discutere.
Dai jeans di 'Chi mi ama mi segua' al bacio tra un prete e una suora, dai volti dei condannati a morte al corpo di una donna consumata dall'anoressia, tutte le sue campagne hanno lasciato il segno e scatenato polemiche.
In sessant'anni di carriera Oliviero Toscani, che il 28 febbraio ha compiuto 82 anni e oggi in un'intervista al Corriere della sera ha parlato della sua grave malattia - ha lavorato in ogni luogo del mondo e per tutte le riviste più importanti. Migliaia di ritratti, milioni di immagini, una più celebrata dell'altra.
Eppure se gli chiedevi quale avrebbe scelto di portarsi appresso, da quale dei suoi tanti e acclamati lavori si sentiva più rappresentato, la sua risposta era immediata e fulminante: "sceglierei il ritratto di una persona sconosciuta, una faccia con l'intensità di ciò che ho sempre cercato". Nel 2022 in occasione dei suoi 80 anni è uscito il libro che già dal titolo la dice lunga sulla sua vita, ''Ne ho fatte di tutti i colori" (La Nave di Teseo pp.247 euro 18.00).
"Spero di avere la forza di capire quello che ancora non ho capito", diceva allora e fino a quando è stato bloccato un anno fa dalla malattia la sua agenda era quella di un cinquantenne in carriera. In pratica non ha mai abbandonato lo sguardo sul mondo che vorrebbe, quello che ci trascinava a immaginare fin dai tempi di Fabrica con i Benetton e di Colors, la rivista che anticipò l'impegno su tanti temi oggi attuali, dall'ambiente ai migranti, il razzismo.
Il padre era un fotografo e lui fece il salto nel buio di un ventenne determinato che pur di farsi prendere nell'accademia di Arti e Mestieri di Zurigo, quasi una Bauhaus svizzera, si lancia a sostenere un esame in tedesco senza capirne una parola. Di fatto uno dei tanti azzardi riusciti di una vita che a ripensarla ora è stata un fuoco di artificio di idee fulminanti e di successi, di incontri eccezionali (nel suo carnet dei ricordi c'è di tutto, da John Lennon ad Andy Warhol, da Muhammad Ali a Lou Reed passando per un giovanissimo Berlusconi), ma pure di genuino stupore e di entusiasmi mai sopiti.
Dalla prima scoperta delle immagini dipinte, ancora bimbetto in una chiesa di Clusone, fino ai lavori per la moda che gli piaceva raccontare sì, ma sempre guardando a modelle e vestiti come a un fenomeno sociale.
"L'immagine del futuro? Chissà'', diceva in occasione dei suoi 80 anni poco prima di ammalarsi, ''penso al cosmo, all'universo, le stelle. Quando capiremo tutto questo, ecco, sarà il futuro".
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