Ha giocato una vita, anzi mille vite da protagonista nella scena culturale italiana, Walter Pedullà, saggista, giornalista, docente universitario, critico letterario e fine interprete delle nuove tendenze narrative come delle avanguardie storiche, nonché presidente della Rai, morto il 26 dicembre nella sua casa romana a 94 anni. Una vita costellata di eventi eccezionali, compreso il fatto di essere morto e poi risorto, una volta - per arresto cardiaco il 13 dicembre 2010, salvato grazie a un defibrillatore - o quasi due, come racconta nel libro di memorie Il pallone di stoffa, uscito nel 2020 per Rizzoli. Nato a Siderno, un piccolo paese calabrese, un po' rivoluzionario, un po' in odore di n'drangheta, il 10 ottobre 1930, Pedullà vive intensamente il secolo grazie alle otto bottigliette di Coca Cola al giorno ed altrettante mele, per scandire giornate e notti nel nome della letteratura e della politica. "Ho passato metà della vita a leggere", scrive nel libro, ma arriva a tanto anche grazie ad una massiccia dose di ironia, che certo mutua anche da uno dei suoi autori preferiti, Aldo Palazzeschi, e dal suo Codice di Perelà.
La storia lo trascina nelle sue trasformazioni, dal paese rurale, quasi medievale, dove il padre sarto e la madre portano avanti con carattere e ambizione un nutrito gruppo di sette figli, sperando di riuscire a farli tutti laureare. Un paese dove esplode subito la passione politica, quella socialista di Walter, quella comunista del fratello Gesumino. La fatica della giovinezza è palpabile, quasi polverosa come i chilometri da fare ogni giorno, lezioni su lezioni private e lo sforzo della retorica per un ragazzo che per timidezza non parlerebbe e invece il caso porta a non fare quasi altro tutto il giorno. Un ragazzo dalla proverbiale determinazione, che diventa allievo e poi assistente di Giacomo Debenedetti, per cui nutre una ammirazione senza limiti, e nella sua ascesa incontra, diventa amico, di tutti i più grandi intellettuali italiani, da Malerba a Sciascia, da Bonaviri (che come medico gli salva la vita) a D'Arrigo, da Pagliarani, a Volponi e a Borsellino. E poi gli scrittori che incontra e non resiste ad intervistare, da Gadda che gli risponde a monosillabe, a Pasolini che lo porta in macchina per la periferia romana. Passione politica che lo promuove al ruolo di critico letterario per L'Avanti per anni, dal 1961 al 1993 - prima delle collaborazioni con Il Messaggero, L'Unità, Italia Oggi e Il Mattino - e poi dall'Università La Sapienza, dove insegna Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea dal 1958 al 2005, a Viale Mazzini, prima nel consiglio d'amministrazione (dal 1977 al 1992) e poi presidente della Rai, dal 1992 al 1993, e infine alla presidenza del Teatro di Roma, dal 1995 al 2001.
Passione che gli fa scatenare sentimenti forti, d'amicizia ma anche no, come per Enrico Manca o Angelo Guglielmi, che racconta di aver più volte aiutato per essere poi amaramente sconfessato nel momento del bisogno. Del resto, lo racconta anche lui, il suo è mestiere di stroncatore, e allora descrive Berlusconi come un barzellettiere furbetto e mentitore, Veltroni che passa sopra a Vittorio Gassman per la nomina di Martone alla direzione del Teatro di Roma, Cesare Garboli legato a interessi poco letterari e su Craxi sorvola. "Soltanto chi arriverà alla fine saprà se ha vissuto una vita tragica o comica. Se la conclusione sembra ridicola, ridiamone", la sua chiosa.
Nella sua lunga carriera, Pedullà dirige con Nino Borsellino la Storia generale della letteratura italiana, in dodici volumi, edita nel 1999 da Rizzoli e Motta, e per l'Istituto Poligrafico dello Stato la collana di classici Cento libri per mille anni, e ancora le riviste Il Caffè illustrato e L'illuminista. Tra i fondatori della Cooperativa Scrittori, cura per Rizzoli l'edizione delle opere di Stefano D'Arrigo e di anche di opere di Italo Svevo e Corrado Alvaro; per i Meridiani di Mondadori cura un'antologia dei lavori di Malerba. Tra i suoi saggi La letteratura del benessere (1968); La rivoluzione della letteratura (1973); L'estrema funzione (1975); Alberto Savinio scrittore ipocrita e privo di scopo (1979); Lo schiaffo di Svevo (1990); Le caramelle di Musil (1993); Sappia la sinistra quello che fa la destra (1994); Crisi globale, pane duro e dolce fantasia (1994); La narrativa italiana contemporanea, 1940-1990 (1995); Carlo Emilio Gadda (1997); I titoli (1999); Le armi del comico (2001); Il Novecento segreto di Giacomo Debenedetti (2004); Quadrare il cerchio. Il riso, il gioco, le avanguardie nella letteratura del Novecento (2005); E lasciatemi divertire! Divagazioni su Palazzeschi e altra attualità (2006); Per esempio il Novecento. Dal futurismo ai giorni nostri (2008). Pedullà vincitore, tra gli altri, dei premi Vittorini, Borgese, Giusti, Locri, Melfi, Adelphi, Rhegium Julii, Siderno, Cortina, Montesilvano. (
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