Era il 10 settembre 1960 quando
l'etiope Abebe Bikila vinse la maratona olimpica di Roma,
correndo scalzo 42 km in poco più di 2 ore e diventando per
sempre un'icona dello sport e dell'Africa liberata. E' la sua
impresa il fil rouge di Freedom of movement, video installazione
dei tedeschi Nina Fischer e Maroan el Sani al Maxxi fino al
17/4, a cura di Pippo Giorgia ed Elena Motisi.
"Si disse che quella vittoria segnava la fine del
colonialismo e delle migrazioni - spiegano i due - Sappiamo che
non è così e quella corsa va interpretata dal punto di vista
ideologico, politico e anche architettonico". A comporre
l'opera, realizzata con Istituto Luce e Liberi Nantes, tre
schermi in simultanea, tra un migrante arrivato dal mare che
corre a piedi nudi in luoghi salienti di Roma; il coro di
giovani rifugiati dell'Emmaus School di Maenza a Palazzo della
civiltà e del lavoro all'Eur; le immagini storiche della
maratona del '60 cucite con la costruzione fascista del Foro
italico e una corsa notturna di migranti.
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