Un giovane Mussolini arrestato nel
1915 in un comizio interventista a Roma e, una volta diventato
Duce, ritratto mentre trebbia il grano o intento a prendere in
braccio la piccola orfana di un legionario caduto nella guerra
di Spagna. E poi, soldati feriti che ascoltano notizie alla
radio, anziani in coda allo sportello per il Prestito Nazionale
e il trasporto della salma di Giacomo Matteotti nel 1924. Aveva
un fiuto infallibile per scovare e promuovere una notizia
rendendola evento, una curiosità mai paga e la capacità di stare
sempre "nel posto giusto al momento giusto" Adolfo
Porry-Pastorel, pioniere dell'immagine politica e di costume e
"progenitore" dei paparazzi, al quale il Museo Braschi di Roma
dedica la mostra "L'altro sguardo. Nascita del fotogiornalismo
in Italia", ideata e organizzata da Istituto Luce Cinecittà con
Roma Culture e in programma dal 2 luglio al 24 ottobre. A cura
di Enrico Menduni, la personale, la prima mai realizzata, svela
al pubblico come sia nata l'arte della notizia per immagini in
Italia presentando il lavoro, tra gli anni '10 fino agli anni
'40 del secolo scorso, di un cronista passato per essere il
"fotografo di Mussolini" e tuttavia attenzionato dal regime che
lo riteneva scomodo, un fotoreporter che è stato un vero
testimone del suo tempo capace di immortalare il potere nella
sua veste più ufficiale e nei suoi retroscena più autentici.
Accanto a questo Pastorel, classe 1888, non dimenticò mai di
raccontare il Paese in quegli anni difficili, catturando gli
istanti di vita quotidiana dei cittadini, le nuove abitudini, i
fatti di cronaca, i grandi personaggi. Nel percorso, oltre a
filmati d'archivio, documenti e oggetti personali, sono esposti
oltre 80 scatti provenienti dall'Archivio storico Luce e da
altri importanti fondi, come l'Archivio Fotografico Storico del
Museo di Roma, e gli archivi Farabola, Vania Colasanti,
Fondazione Turati.
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