Non è una dichiarazione simbolica, ma un documento in 32 punti che sono stati studiati e condivisi per mesi dai singoli Paesi. Ed è solo un punto di partenza di cui però si parlerà per molti anni, come dice molto soddisfatto il ministro della Cultura e "padrone di casa" Dario Franceschini. Nella Dichiarazione di Roma - approvata all'unanimità dai ministri delle venti maggiori economie mondiali - infatti, non solo si introduce la Cultura nei lavori del G20, riconoscendone il valore economico, e si prende l'impegno per sviluppare forze nazionali in coordinamento con l'Unesco, ma si richiedono azioni forti e coraggiose anche contro l'impatto dei cambiamenti climatici sempre più minacciosi come si è visto da poco in Germania e Belgio, contro il terrorismo e nei territori minati dai conflitti, contro il traffico illegale delle opere d'arte ma anche in favore della solidarietà, della tolleranza, della transizione digitale e della formazione (con una proposta di creare un network mondiale della Fondazione Scuola Beni e Attività culturali).
Franceschini ripercorre i due giorni appena trascorsi: "Abbiamo mostrato al mondo la bellezza infinita dell'Italia prima con la straordinaria apertura del tavolo del G20 nell'arena del Colosseo, poi con il concerto del maestro Riccardo Muti al Quirinale, quindi a Palazzo Barberini e stasera alla Galleria Borghese". E ricorda la felice coincidenza con cui "l'Italia - dice - è tornata ad essere il Paese con maggior siti Unesco proprio in questi giorni ed è bello che questo primato sia stato festeggiato in concomitanza con la prima riunione della ministeriale della Cultura del G20". Il titolare del Mic ringrazia il premier italiano per avere investito nella cultura tanto da metterla al centro dell'azione del suo governo, attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e con questo G20 e dice con un gran sorriso: "C'è stato un consenso simbolico dei ministri sulla dichiarazione di ieri di Mario Draghi quando ha detto che l'Italia dovrebbe essere tutta sito Unesco. Sono orgoglioso di dire che oggi è stata ripresa da tanti ministri della Cultura durante le sessioni di lavoro. Fatichiamo talvolta a mostrare le bellezze italiche". Franceschini ha anche ricordato cosa disse Umberto Eco all'Expo del 2015: "Tutti i contrasti e le guerre nascono perché non vi conoscete abbastanza, e la cultura deve farvi conoscere". Tra i punti "molto qualificanti" della dichiarazione di Roma il ministro della Cultura sottolinea il fatto che "il G20 della Cultura è stato reso permanente come avevamo chiesto in questo foro che è per sua natura prettamente economico. E' stato esplicitato che la cultura è un'opportunità di crescita in particolare per i giovani e i più vulnerabili". E spiega: "Finalmente si riconosce che investire in cultura significa investire anche in crescita economica sostenibile e creazione di posti di lavoro".
"La crisi ha dimostrato che senza cultura le nostre città sono più spente, più buie, più tristi, meno ricche. Ora finalmente la cultura va al centro delle scelte internazionali", aggiunge, rilevando che "anche le crisi peggiori offrono delle opportunità". Mentre in Italia sta per arrivare l'ora del Green Pass nei musei che sono gradualmente stati quasi tutti riaperti, il G20 è stato l'occasione per lanciare la difficile situazione di questi luoghi di cultura nel resto del mondo: "Dalle nostre ultime indagini internazionali emerge una situazione drammatica: ad oggi oltre il 60% dei musei nel mondo è ancora chiuso, il problema più riguarda riguarda le professionalità che vi lavorano che rischiano di essere perse in modo irrecuperabile" dice Alberto Garlandini, presidente dell'Icom international Council of Museums. Notizie più positive sul fronte del traffico illegale delle opere d'arte grazie a una cooperazione internazionale molto sviluppata e alle nuove tecnologie come testimonia Roberto Riccardi, generale del Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, al G20 assieme all'Interpol, all'Organizzazione mondiale delle Dogane (Wco) e all'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc). "Solo l'anno scorso, a dispetto del Covid, abbiamo recuperato oltre mezzo milione di beni culturali, dei tre milioni recuperati in 52 anni di storia della nostro Tpc. La sintesi? Il futuro ci restituisce il passato. Sempre meno furti e sempre più recuperi, stiamo riportando a casa tutto" conclude Riccardi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA