C’è la dedica degli Alpini con la grande aquila con lo scudo sul petto e quella degli italiani della colonia d’Eritrea. Quella di Sua Altezza Imperiale il Principe della Cina Tsai Hsiim e quella della massoneria torinese, ma anche della città di Viareggio e la colonia bagnanti, delle donne lombarde dell’Associazione monarchica di Monza, fino agli importatori di vini italiani a Buenos Aires. È un caleidoscopio di dediche e ringraziamenti che raccontano una pagina di storia d’Italia, quello delle 163 corone funebri che imperatori, re, istituzioni, associazioni di tutto il mondo inviarono in memoria di Umberto I di Savoia, ucciso il 29 luglio 1900 a Monza dall’anarchico Gaetano Bresci. Un lungo omaggio, cresciuto negli anni come segno di vicinanza alla Famiglia Reale, e insieme un tesoro d’arte per il quale oggi la responsabile della Direzione regionale Musei della Lombardia del Ministero della Cultura, Emanuela Daffra, lancia un appello: “Salviamole con l’Art Bonus”.
Inizialmente collocate negli appartamenti reali della Villa di Monza, dal 1921 le corone sono custodite all’interno della cripta della Cappella Espiatoria, il monumento progettato da Giuseppe Sacconi (lo stesso del Vittoriano e architetto di fiducia dei Savoia) inaugurato in occasione del decennale dalla morte del re, il cui recupero è iniziato già da qualche tempo.
“Siamo già intervenuti su strutture e paramenti murari con la creazione di nuovi percorsi di visita e sulla qualificazione degli spazi a verde pubblico che circondano la Cappella - racconta la Daffra all'ANSA – Stiamo monitorando lo stato di conservazione dei mosaici”, decorati a cieli stellati, pavoni e stemmi dei Savoia. “Ora è la volta degli ‘arredi’ interni” con le 163 corone “in bronzo e ferro, di dimensioni differenti ma caratterizzate tutte da una raffinata esecuzione artigianale”. Negli anni, spiega la direttrice regionale, sono state colpite "dall’inquinamento atmosferico, con processi di corrosione a volte molto estesi. Alcune corone, poi, hanno perso alcuni elementi decorativi. E i trattamenti ricevuti in passato, con vernici e cere protettive, con il tempo si sono naturalmente alterati provocando patine scure e macchie e offuscando i lustri che, originariamente, baluginavano nella penombra della cripta. Perciò è importante intervenire, per rendere leggibili i dettagli esecutivi, ma soprattutto per arrestarne il degrado”.
Per restituirle all’antica bellezza il costo non è elevato (il totale sono 191.390 euro). Ma, racconta ancora la direttrice regionale, “abbiamo preferito frazionarlo”, corona per corona, con interventi che vanno da 300 a 3 mila euro. In questo modo, usufruendo di tutti i vantaggi fiscali dell’Art Bonus (www.artbonus.governo.it), se ne potrà “adottare” una o un piccolo gruppo.
Per 1.610 euro, ad esempio, si può salvare quella, lavoratissima, degli italiani residenti in colonia del Sacramento, Uruguay, con la grande stella e il putto alato che con la spada domina il drago. Ancora meno richiedono le corone blasonatissime donate dall’imperatore di Etiopia (1.210 euro) e da sua Altezza imperiale il principe Tsai Tao (appena 800), testimonianza degli stretti rapporti internazionali tenuti dalla famiglia reale. E poi ecco quelle dalla Sicilia e da Costantinopoli, dagli espositori italiani a Parigi 1900 passando per tutti comparti dell’esercito e gli spazzini di Roma. Omaggi che ricordano Umberto I come il Re d'Italia “forte, buono e leale”, che “suggellò con il sangue l'onore del suo popolo”.
“L’auspicio – conclude la Daffra - è di stilare a breve, accanto a quello dei donatori, anche l’elenco dei ‘numi tutelari’ di queste corone perenni”.
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