I marmi del Partenone, tesoro
archeologico ereditato dal Regno Unito dai tempi dell'Impero
britannico e rivendicato dalla Grecia, potrebbero riprendere
"presto" la via di Atene per "un prestito" a lungo termine. Lo
scrive il Daily Telegraph, riprendendo anticipazioni già
ripetutamente circolate sui media su un possibile accordo fra il
British Museum di Londra (che ne detiene il possesso) e le
autorità elleniche: accordo non in grado di esaurire la
querelle, ma che comunque rappresenterebbe un gesto di disgelo
verso le richieste greche e un primo passo cruciale.
Stando al giornale, i negoziati sono a uno stadio avanzato e
il presidente del museo, George Osborne, già ministro e
cancelliere dello Scacchiere nel governo conservatore di David
Cameron, punta a inserire il prestito dei marmi nel quadro di un
più vasto accordo di "scambi culturali" fra Gran Bretagna e
Grecia. "Colloqui sono in corso e proseguiranno nel nuovo anno"
appena iniziato, si è limitato a ribadire da parte sua un
portavoce del British.
La restituzione tout court resta al momento esclusa, secondo
le dichiarazioni ufficiali di Londra, sulla base di indicazioni
date dai governi e della legislazione ad hoc approvata dal
parlamento. Atene invoca invece come un diritto da oltre un
secolo la titolarità su questo tesoro (composto da un fregio
lungo 75 metri staccato a suo tempo dal Partenone e da una delle
celebri cariatidi rimosse da un tempio adiacente più piccolo
dell'Acropoli), sostenendo si tratti del frutto di "saccheggi"
compiuti al tempo della dominazione turco-ottomana. Mentre i
britannici insistono d'esserne entrati in possesso grazie
"all'acquisto legale" fattone nel 1802 da lord Elgin -
aristocratico, mecenate e diplomatico scozzese al servizio
dell'Impero - e alla successiva vendita al British Museum.
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